ἐναντιοδρομία
Tutt’al più potresti, ai miei occhi, essere il ventriloquo della terra; e ogni qual volta ho udito parlare quei demoni del rifiuto e della sovversione, li ho trovati in tutto e per tutto eguali a te: salati, bugiardi, piatti.
[Friedrich Nietzsche: Così parlò Zarathustra – Piccola Biblioteca Adelphi, Milano 1968-1976 – traduzione di Mazzino Montinari – Di grandi eventi – pag. 159]
«Gli eventi più grandi – non sono le nostre ore più fragorose, bensì quelle senza voce», dice poco dopo Zarathustra, laddove per «fragore» si deve intendere quello dei valori delle boutades celesti. E, pure, non v’è molta differenza, tra il “fragore” celeste e quello terrestre: l’Altissimo fa rinascere i suoi esseri dal venter Matris e il Bassissimo li fa nascere dal venter Materiae, ma entrambi i frutti sono ventriloqui in quanto escono dallo stesso (τὸ) ἔντερον: le interiora di ciò che è sempre uterino, cioè «posteriore», secondo l’etimo di ὕστερος equivoco di/a «utero» nel senso originale di ciò che sta al di là, ciò che è ulteriore, vale a dire nel senso di quella “isteria” aidetica che è la “mania” di ogni trascendenza, inferna o superna. L’utero duplex della trascendenza è bipartito in venter terrae e venter caeli: ἡ μήτρα è «il ventre», cioè «l’utero», ἡ ὑστέρα, che è enantiodromia trascendente di ὕστερον πρότερον, cioè figura retorica ventriloqua che predica il materico posteriore e l’anteriore materno nell’isterologia isterica dell’inversione. Eraclito chiamò «enantiodromia», ἡ ἐναντιοδρομία, la ‘corsa nell’opposto’, che si legge nel seguente frammento: «Ciò che si oppone conviene, e dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella, e tutte le cose nascono secondo gara e contesa».
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@ILLUS. by AGUABARBA, 2021