HEGEL E L’IDEA DI DIO COME SOGGETTO
Sintetizzare la filosofia di Hegel in poche battute è cosa ardua e complessa. Molto andrebbe detto sulla fase giovanile, troppo sulla Fenomenologia dello spirito, e infine pagine e pagine non basterebbero per esporre il Sistema (Logica – Filosofia della Natura – Filosofia dello Spirito). Mi limito così a presentare solo in nocciolo essenziale della filosofia hegeliana: l’idea di Dio come Soggetto.
Il contenuto della filosofia hegeliana è l’Idea, il Logos, lo Spirito (nella sua concretezza). Al proprio tempo, rivolto sempre più all’ateismo o all’impossibilità di cercare e conoscere l’Assoluto (si pensi a Kant), Hegel risponde con una nuova e radicale interpretazione della verità della religione cristiana, la quale, pur mantenendo la sua integrità, viene compresa e rivitalizzata dal pensiero filosofico. Ciò significa che La rivelazione divina propria non viene annullata dalla filosofia, ma elevata al Concetto. Infatti, il concetto filosofico deve prendere sul serio il contenuto concreto della religione cristiana affinché Dio venga posto nuovamente al vertice della filosofia come unico principio essendi e cognoscendi del reale. Dopo la detronizzazione operata dalla ragione illuministica, Dio viene posto nuovamente sul trono del mondo, un trono, però, privo di solitudine. Per questa ragione nel sistema di Hegel nulla nel regno della natura e nel regno dello spirito finito (soggettivo e oggettivo) è più indipendente e contrapposto all’Assoluto. Pensare questa connessione significa comprendere l’Alterità, la distinzione, il conflitto, la lacerazione. In altre parole: pensare dialetticamente.
La realtà è finalmente riconciliata con il Tutto, e il filosofo, ripercorrendo le tappe dell’Assoluto, contempla e comprende questo sviluppo, che rappresenta un vero e proprio itinerarium mentis in Deum. Da spettatore, il filosofo partecipa della vittoria di Dio: una vittoria che avviene sulla natura, sul calvario della storia e sulla stessa finitezza e fragilità umana che lo Spirito universale ed eterno ha assunto. Ritornare al fondamento rappresenta la condicio sine qua non per riflettere sulla scissione interna al soggetto, il quale ha spezzato il rapporto che in precedenza lo legava alla verità, al contenuto infinito. Si comprende allora che la filosofia hegeliana è anche un attento e severo giudizio critico sul proprio tempo, al fine di tracciare a grandi linee un bilancio per poter ripartire da lì alla ricerca della soluzione. Questo movimento dell’Assoluto, un movimento logico-speculativo, o potremmo anche dire onto-teo-logico, può essere definito mediante questa semplice espressione: una logica della rivelazione.
Con questa espressione intendo riassumere la vita e il movimento di Dio, il Soggetto assoluto, che rivela se stesso nel proprio Altro. Per Hegel l’Assoluto (ciò che per la rappresentazione è Dio) non è una vuota astrazione (così come voleva la ragione illuministica). Nel sistema hegeliano, che su questo punto resta un sistema, certamente filosofico, ma solidamente cristiano, l’Assoluto diventa un evento, entra nel tempo e nello spazio, si fa storia individuale, vita biologica che non esclude la dimensione immediata e naturale dello spirito. Nella vita divina non viene meno l’assoluta devastazione, la morte, che però è altrettanto superata. Questa storia divina è la storia dell’incarnazione di Dio, del farsi uomo di Dio. Solo alla fine di questo movimento, e solo attraversando “l’immane potenza del negativo”, l’Assoluto può contemplare se stesso nella sua concreta figura: lo Spirito assoluto.
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2024