TEOLOGIA È ONTOLOGIA?

eddymanciox, amico mio,
rispondo alle tue questioni contenute nell’articolo Verità non serve (parte I): che intendi? (clicca qui). La faccenda si fa seria e per questo richiede una meditata riflessione; hai chiamato in causa fior fior di concetti che non possono essere sottaciuti.
E che vanto per il filosofo (s)corretto l’aver scomodato il difensor di Verità (che poi abbiam scoperto esser la Verità stessa)! Sceso dall’assiso trono, scettro in mano a randellar, tornar potrà in sede, sedata sua sedizione?
Il filosofo lo aspetta, pronto. L’epica battaglia si attrezza. L’Arena, location acconcia.
Chiedo preventivamente scusa ai lettori per la lunghezza della risposta; ma la tematica è scottante ed è bene procedere passo passo. Suddivido di conseguenza anche la mia risposta in paragrafi, da rendere più chiaro il percorso argomentativo.
LA TUA TEOLOGIA
Il tuo discorso, devo ammettere, è molto convincente e logicamente (quasi) impeccabile. Sarà su quel quasi che insisterò. Ma prima vorrei esporre le tue teorie.
Sull’apparizione sostieni che tutto ciò che appare, in quanto appare perché esperibile, è vero. Se l’apparizione non fosse Verità, fai intendere, il Tutto sarebbe una giostra carnascialesca che frammenterebbe la Verità in una pletora di veri minori, dei minori affetti da disformia incipiente. E su questo posso concordare. Il monismo panteistico che professi trova espressione massima nell’Identità degli Attributi con Dio. Una proposta monoteista forte, insomma. La Verità è Tutto e Tutto non può che essere Verità. Abbastanza consolante per l’umano sapersi Dio! E sapere che se sa, ovvero, che è Sapere, allora è Dio!
Ho scritto tua teologia per un semplice motivo: confermo la mia lettura che intravede un inimplementabile riduzionismo (e forse nichilismo. Tematica da cui peraltro ha avuto inizio questo epico duellare). Elimini la Falsità. Il tutto è ridotto a Verità, pura e logica (incontraddittoria). Immagino, però, i punti deboli di questa mia obiezione: avresti buon gioco di accusarmi di politeismo di sofismo di metabasis eis allo genos.
L’ho definita tua teologia perché la Trinità che hai mente Essere-Dio-Ontologia è più consona a quella di un matematico, di un logico, di un mistico: che i veri teologi siano i matematici?
Forse io sono, per formazione, cristiano. E pur non essendo fideista, ritengo che Cristo incarni un problema interessante: Dio-Uomo, teologico-antropologico. Ecco il punto (di domanda): può essere il teologico senza uomo?
Andiamo ora un po’ più nel dettaglio e seguiamo il tuo discorso. Penetriamo più attentamente in quel quasi…
VERITÀ, VERO E FALSO
Se la Verità è incontraddittorietà logica siamo di fronte ad un problema logico. Nel tuo modello, difatti, Verità vero e falso sono su due piani distinti. Il monismo professato a parole si rovescia nel suo opposto e si rivela dualismo: il Teo-logico (Dio, Essere, Verità) e l’antropo-logico (uomo, vero, falso). Esisterebbero, pertanto, due rette parallele con due logiche completamente differenti, opposte e incompatibili. Una sovraordinata e pura, la Verità; l‘altra, impura e abbandonata ad una doxa incontrollata. Ma tutto dovrebbe essere inserito all’interno di una pura logica Verità-contenitore che farebbe piazza pulita dell’impurità per cui tanto il vero quanto il falso sarebbero Verità! E io ti dico: giusto, giustissimo! Ma il principio di non-contraddizione? Che fine gli fai fare?
Con alcuni schemi cerco di essere più chiaro:
Fig. 1
È una riproposizione del quadrato logico di Aristotele. Come si può notare, il quadrato risulta aperto a causa del depennamento dell’angolo E, ovvero dell’universale negativo (AdfIrmo e nEgO, in cui A ed E sono l’universale rispettivamente positivo e negativo e la I e O il particolare, positivo e negativo). Coerentemente, in un modello di affermazione della Verità senza opposizione, nel regno dell’Affermazione assoluta, non c’è spazio per la negazione. Se interpretiamo la fig. 1 al di fuori del solco del pensiero dello stagirita si possono fare alcune osservazioni:
- tra A e I esiste un rapporto di partecipazione. Il fatto I è vero, dunque è Verità. Il vero, discorso o fatto o evento, conferma la Verità (che sarebbe comunque Verità perché appare vero): piena corrispondenza;
- si rende visibilmente percepibile la perdita dell’universale negativo che viene espunto a priori, ma non il particolare negativo che permane (come negativo a questo punto?);
- la doppia logica dualistica coinvolgente i due binari A e I–O;
- la problematica allora si sposta nel rapporto tra A e O che negando la negazione E, ma non negando O, si manifesta in tutta la sua drammaticà: sono possibili gli O non ostante l’A?
Per questo una nuova condizione illustrativa può rendere più concepibile la strettoia logica nella quale ci siamo infilati:
Fig. 2
Dovrebbe essere tutto più chiaro: fig. 2 figura la contraddizione nella quale è andata ad incappare la teologia parmenidista: se I è facilmente comprensibile essere sussunto ad A, O crea un po’ più di problemi. Il che significa che O è contemporaneamente Verità (in quanto apparizione) e falso in sé stesso (sia semplice interpretazione, aggiunta di sapidità che inibisce il sapore dell’Essere). E se anche negassi la possibilità del falso, non potresti che dover affermare una pluralità di universali affermativi, ovvero di particolari I non solo sussunti ad A ma A essi stessi ristabilendo quella contraddizione logica che ti sei impegnato ed espellere dal tuo sistema: come è possibile un A che è I (che poi è A?). Figuriamoci gli O!
Per questo sei costretto a dover scendere dal piedistallo e, siccome un buon Padre, richiamare all’ordine i tuoi figli troppo liberi. Ma tu sei i tuoi figli e tu sei tanto figlio quanto padre di chi ti è Padre! Mi viene a mente, a riguardo, la sconsolata espressione del Padre che Alfieri gli fa esprimere nell’Esquisse du Jugement Universal: per sedare la litigata tra Figlio e Spirito e per punire il colpevole avrebbe finito con il punire… se stesso! Strana Verità quella che punisce se stessa in coloro che escono da Quella (non potendo poi veramente uscirne), essendo in fondo Quella!
Eppure hai ragione! E perfettamente! Anche io affermo che O è O; eppure. È quell’eppure che cambia la musica: il tuo principio di contraddizione (tuo nel senso di a te caro) è logicamente necessitato a contraddirsi affermando il contraddittorio. Se la Verità è incontraddittorietà, è l’incontraddittorietà del contraddittorio, non dell’incontraddittorietà: altrimenti sarebbe contraddittorio!
Per questa sua interna venatura logica, che indebolisce la posizione nello svolgersi (per quanto lo svolgimento sia interpretazione umana di un tutto Divino), lo stesso presupposto cede. Ti lascio l’ultima figura che è una congerie di domande, le quali troveranno risposta solo in un vita trascorsa a dialogare e a filosofare…
La domanda è l’ipotenusa, la dinamite: dynamis per i greci, la radice quadrata. Può l’ontologia essere allora dinamica? E la teologia, necessariamente ontologia?
Fig. 3
@ILLUS. E SCHEMI, by G.E.O.M., 2020
Attendo la risposta alle altre questioni per controrispondere un’altra volta, intanto anticipo:
Se io dico “la bottiglia è sotto il tavolo” mentre la bottiglia sta sul tavolo, l’asserzione è sensata ed è vera, ossia è vero che l’ho detta. Ciò che manca è la corrispondenza con quello stato di cose che indico (la bottiglia sul tavolo). È falsa la corrispondenza tra la bottiglia sul tavolo e “la bottiglia è sotto il tavolo”. È falsa, non c’è.
Il tuo discorso non segue il mio.
Già in questo passaggio ne parlavo LINK>>> https://arenaphilosophika.it/verita-non-serve-parte-i/