DIALOGO CON ZHALIA – LITTLE FOX

L’interpretazione ha il potere di affascinare; è la coloritura di una esistenza che si posiziona e prende una posizione: la sua. È quella piccola, che vale tutto, variazione e che parla di noi. Che ci dice.
A partire da queste premesse, il dialogo che qui presentiamo è frutto dello scambio tra Simone Vaccaro e Zhalia – little fox, giovane cosplayer.
Battle Bunny Riven da League of Legends – photo by Angelica’s bear
Simone: Ciao Little Giuli! Per prima cosa, grazie molte per la tua disponibilità! Partiamo dalle presentazioni: chi è Little Giuli (o ti devo chiamare Zhalia – little fox)?
Zhalia: Ciao a tutti! Sono Giulia, in arte Zhalia (ma potete chiamarmi anche little giuli visto che è il mio nick di instagram ) e sono una cosplayer. Chi è Zhalia? Beh.. in realtà non c’è tanta differenza dalla Giulia di tutti giorni! Sono una persona che, per le cose che ama, ci mette anima e corpo, come nel cosplay per esempio, che è la mia più grande passione.
Ahri da League of Legends – photo by Osea Costantini
Simone: Cosa diresti a chi ti dovesse chiedere “che cosa è il cosplay?”. E cosa rappresenta per te?
Zhalia: Il cosplay sostanzialmente è l’arte di interpretare gli atteggiamenti di un personaggio conosciuto (che può provenire da un videogioco, da un anime, da una serie TV ecc…) indossandone il costume. È considerato principalmente un hobby, ma per alcune persone può essere molto di più, come nel mio caso. Il cosplay mi ha aiutato davvero tanto; difatti, interpretando diversi personaggi, ho scoperto la vera me! Ho più fiducia nelle mie capacità e per la prima volta mi sono sentita davvero apprezzata (dopo un passato davvero difficile). Basti pensare che durante la mia prima fiera mi tremavano le gambe dall’agitazione ahahah! Diciamo che non ero pronta a ricevere dei complimenti con il mio primo cosplay, Ellie da The last of us, un personaggio molto significativo per me.
Ellie da The last of us – photo by Fabio de Leonardis
Simone: Da quanto possiamo comprendere dalle tue parole il cosplay coinvolge l’interprete fin nel profondo. È come se scavasse dentro, creando uno spazio per l’incontro con qualcosa di inaspettato, foss’anche il proprio sé; in fondo, questo incontro è anche al centro del processo artistico. Ebbene, voi cosplayer potete essere considerati a tutti gli affetti artisti. In che cosa si distingue allora il cosplay dalla pratica di una modella?
Zhalia: Come ho già detto prima il cosplay, a parer mio ovviamente, è un arte, anzi forse è un insieme di arti, che va dal saper creare oggetti/armi/accessori, al saper recitare, cucire ecc.. Quindi sicuramente si distingue dalla pratica di una modella perché nel “dietro le quinte” c’è tutto questo! Certo per fare una foto devi posare, ma c’è molto altro per come la vedo/vivo io!
Simone: interessante questa tua immersione nella pratica del cosplay. Immersione mediata dalla tecnica, da una capacità di fare, di manipolazione. La dimensione tecnica come un saper fare che si tramuta, tramutandoti tu stessa nei vari personaggi che interpreti, nel vivere le mille vite di chi incarni. A tal proposito, sul tuo profilo instagram hai riportato la scritta: «Sono un giocatore perché non ho una vita, ho scelto di averne molte di più»; ciò significa che facendo cosplay vivi le vite dei personaggi che interpreti?
Zhalia: Quella frase fa capire quanto io sia legata al mondo dei videogiochi e da quest’ultimi ai personaggi che interpreto. Sì comunque, quando faccio cosplay mi immedesimo al 100% con essi. Inoltre per me è anche importante scegliere con cura chi interpretare; per esempio, scelgo sempre personaggi che in primis conosco, che esteticamente mi somiglino e che mi rappresentino (anche se non del tutto ma in parte). Ovviamente vorrei specificare che tutti possiamo fare cosplay! Non devi essere per forza identico esteticamente ad un determinato personaggio, semmai cerchi di avvicinarti ad esso con un po’ di make-up ma quello che vorrei sottolineare è che con questa passione hai la piena libertà di fare quel che vuoi e come vuoi.
Simone: Hai posto l’attenzione su di uno snodo centrale del discorso interpretativo: il tuo impegno nella scelta del personaggio, il tuo sforzo di avvicinamento estetico grazie ai mezzi tecnici ti porta ad una sorta di immedesimazione incompleta. Compi un lavoro di traduzione, se così possiamo dire. Traduzione che non è semplicemente il tuo punto di vista, ma che persegue tutta una sua filologia. Ci torneremo dopo su questi argomenti. Mi preme chiederti una cosa ora: questa possibilità di vivere molte vite sta diventando quasi quotidiana grazie ai contributi dei social networks; pensi che tali strumenti tecnologici abbiamo assolto alla funzione di acceleratori del fenomeno cosplay?
Zhalia: Diciamo che solo negli ultimi tempi il mondo cosplay si è molto diffuso soprattutto grazie ai social networks e al crescente aumento di fiere e altri eventi. Ormai anche chi non fa cosplay, sa di cosa si tratta, o per lo meno è davvero raro trovare qualcuno che ancora non conosca questo mondo!
Xayah da League of Legends – photo by Mr. X Photography
Simone: Capisco, anche le fiere sono un momento fondamentale di aggregazione e di scambio di idee e visioni. E stanno contribuendo a rendere noto il fenomeno! Ecco, per tornare alla riflessione sulla traduzione, le fiere rappresentano di certo un passo importante per la crescita artistica di una/un cosplayer. Lo spazio di confronto permette un approfondimento delle proprie capacità, ma anche spunti per nuove interpretazioni. Ogni traduzione è una nuova versione di un testo. E richiede un forte taglio personale, un forte coinvolgimento. Ogni traduzione non è mai letterale, eppure filologica (sto qui pensando a George Steiner). Filologicamente tante traduzioni quanti traduttori. E allora ti vorrei chiedere: avendo come modello di riferimento una figura che nasce iconica (il personaggio di un videogioco, di un manga, di un anime, di una serie), come si può individuare lo stile personale di ogni singolo cosplayer?
Zhalia: Capita sicuramente di andare in una fiera e trovare persone che interpretano il tuo stesso personaggio. Visto che quest’ultimo comunque ha delle caratteristiche ben precise, come l’abito per esempio, la cosa che fa la differenza tra un cosplayer da un altro sono le piccole cose. Mi riferisco alla cura di piccoli dettagli (spesso trascurati), al makeup e al modo di posare!
Simone: certamente «le style c’est l’homme» si è soliti dire. E in effetti lo stile è quel tratto che colora una esistenza, che ne fornisce tenore e bellezza. Quella non perfetta adeguazione al modello, quell’asimmetria che riempie di senso. Ecco, un’ultimissima domanda: che cos’è la bellezza nel cosplay (e oltre il cosplay)?
Zhalia: Per me la bellezza nel cosplay inizia da quando incominci a creare il costume e finisce a quando torni a casa da una fiera, stanca distrutta, ma con una grande soddisfazione e gioia! Questo mondo è davvero incredibile, puoi scoprire tanti lati di te nascosti, sepolti da molto tempo. Io per esempio mi sono meravigliata di saper creare qualcosa da zero come spade, code e tanto altro. La bellezza inoltre, quella che va oltre al cosplay, è di aver conosciuto persone, che hanno le mie stesse passioni, e che ora fanno parte della mia vita.
Max da Life is Strange – photo di Fabio de Leonardis
Puoi seguire Zhalia – little fox su instragram e sulla sua pagina facebook
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ZHALIA FANART GALLERY
@ILLUS. by, CATALINA LUNGU, 2020
@ILLUS. by, ilTEO, 2020
@ILLUS. by, MANOFPONG, 2020
@ILLUS, by, JOHNNY PARADISE SWAGGER ft. PATRICIA MCBEAL, 2020
@ILLUS. by, FRANCENSTEIN, 2020
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@RIELABORAZIONE GRAFICA IN EVIDENZA by, ARENA PHILOSOPHIKA, 2020