IL NON-SENSO ESISTENZIALE IN BUFFET, CAMUS E SARTRE

Buffet è sempre stato definito «il grande perturbatore» («le grand dérangeur») dalla critica. Noi veniamo scossi da un non-senso esistenziale camusiano e sartriano al contempo. L’uomo che non ama Buffet teme Meursault, rifugge la disillusione dell’esistenza che non ammette essere l’essenza della sua propria realtà. Il lettore si vede messo a nudo al cospetto dello spettacolo assurdo del Deux hommes nus (Due uomini nudi) di Buffet, olio su tela realizzato nel 1947. Lo spettatore osserva la propria mediocrità, constata quanto le sue emozioni estreme, come la gioia o la tristezza non sono niente, che la vita è situata nel nulla. L’uomo si esamina in prima persona nella sua priopria mediocrità, nella sua appurata incapacità ad agire in un mondo assurdo, in seno al quale non si riconosce nel tempo presente, attuale, e nel quale non si riconoscerà giammai. Il censore, colui che non ama Buffet, lo condanna e auspica di vederlo ritirato dai manuali di storia dell’arte, similmente ai giurati durante il processo a Meursault: essi tentavano di invitare l’altro ad agitare il ventaglio nel loro medesimo senso, a condannare così in maniera omogenea e superficiale un uomo che parla troppo sulla fattualità grigiastra e opaca dell’esistenza. I detrattori di Buffet temono alla fin fine la sua opera come se fosse un’arma da fuoco, che Buffet sembra imbracciare contro di loro nella sua produzione e che Meursault punta sull’arabo nello Straniero (L’Etranger). Sono in preda ad una angoscia esistenziale che vogliono eliminare negando il genio, accusandolo e considerandolo alla stregua di un artista indegno di essere considerato.
Nello Straniero, Camus scrive, come incipit:
Oggi, la mamma è morta. O, forse, ieri, non lo so («Aujourd’hui, maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas»
Queste due frasi, corti e incisive, che colpiscono il lettore trascinandolo in medias res, richiamano direttamente alla pittura di Buffet che disorienta lo spettattore per una assenza di ambiguità filosofica. Buffet, Camus e Sartre condividono l’inclinazione per la rappresentazione dei fatti e detestano il «parler pour parler», l’infiorettamento superfluo, le metafore pompose e fini a se stesse che caratterizzano gli ottimisti esistenziali. Buffet ferisce, come la scrittura dei nostri due pensatori, come un pugnale confitto al cuore dei pregiudizi dello spettatore igenuo e sprovveduto. I romanzi di Camus e di Sarte, così come l’opera plastica di Buffet, non sono costruite per far ridere o sorridere, ma per mostrare l’automatismo della condizione dell’uomo moderno che lo spettatore o il lettore non agogna di comprendere e rigetta in blocco. Gli uomini hanno la tendenza a gridare allo scandalo di fronte alla veracità, piuttosto che aderirvi. Si può così comprendere che il mondo dei nostri tre artisti sia lo specchio del nostro, ma il loro è ‘struccato’e rivela la sua monotona crudeltà. Apprezzare le loro opere significa accettare un mondo sensibile senza idealizzazioni di sorta, in tutta la sua più feroce e crudele cacofonia.
Bernard Buffet, Le Sommeil d’après Courbet, olio su tela, cm. 130 × 195, 1955, Musée d’Art Moderne, Parigi
Nell citazione del Sogno di Courbet, chiamato Le Sommeil d’après Courbet e realizzato nel 1955, Bernard Buffet afferma, grazie al suo tratto nero e netto, una dimensione mortifera che non è percepibile nell’opera citata che, a contrario, è molto sensuale e delicata. La donna dai capelli rossi è triste, come se fosse presa all’interno di una esistenza che non le appartiene. È alienata come Roquetin, nella Nausea di Sartre, e soffre della sua condizione di essere umano angoscioso perché si sente soggetta alla noia e al vuoto che la circonda. Quest’ultima si trova prigioniera di una esistenza vuota di senso, che non trova conforto parziale e temporaneo che nelle braccia di una donna nuda che è senza dubbio la sua amante e che sembra essa stessa della massima freddezza. L’amore che prova nei suoi confronti le permette di chetare le sue sofferenze grazie al ripiego di una illusione temporanea ma, esattamente come Roquetin nella sua breve romanza al centro dell’opera, l’angoscia esistenziale non l’abbandona e il non-senso dimora eternamente, come se fosse un morbo incurabile comune a tutti gli uomini. Le forme voluttuose delle donne rappresentate da Buffet sembrano morte prima della loro morte fisiologica; le loro pelli sono grigiastre, siccome cadaveri. L’uomo sembra inerte prima ancora di aver completato il suo arco vitale perché quest’ultima non ha senso, se non per una consolazione amorosa modesta e provvisoria, che ritarda la sua caduta definitiva.
Per questo i critici sono scandalizzati alla vista di una verità troppo diretta per l‘intendimento umano che essi pensavano gioioso e pieno di speranza. Buffet, esattamente come Sarte e Camus, propone una visone meno incantata della vita umana e del suo avvenire. Tutto sembra morto, nulla è rimasto; epperò, Buffet, Camus e Sarte non smettono di rappresentare la vita.
Immagine in evidenza: foto scattata dalla figlia Danielle Buffet, fotografa, davanti al suo atelier di Tourtour