L’ANTICRISTO NELL’ESEGESI DI SANT’IPPOLITO

Poiché dunque le scritture preannunciarono Cristo come leone e leoncello di leone, la stessa cosa è detta anche dell’Anticristo. Così dice infatti Mosè: “Cucciolo di leone è Dan, e balzerà fuori da Basan”.
Nella religione cristiana quella dell’Anticristo è una figura centrale. Il suo avvento è uno snodo inevitabile e necessario della vita del fedele. L’Anticristo, ossia, non è un losco figuro demoniaco (e malvagio) da scansare, quanto un preciso momento che precede il ritorno di Cristo.
Infatti “la tribolazione è un segno (ἔνδειγμα, endeigma) della vocazione” (S. Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi). L’annuncio dell’Anticristo, che precorre l’attesa parusia del Cristo è, nella lettura di S. Paolo fornita da Heidegger, non da intendersi nel presunto tempo oggettivo, tale che si possa speculare per fissarne il quando. Piuttosto va ricercata nel tempo dell’anima, proprio dell’esistenza cristiana, “un tempo senza ordine proprio e punti fissi”.
Non è così per Sant’Ippolito (170-235 d.c.). Egli, che fu poi primo Antipapa, opponendosi a Papa Callisto, e uno dei due soli Antipapi santificati, scrisse intorno al 200 d.c. il De Antichristo.
Poiché hai espresso la volontà di essere istruito con precisione […], diletto fratello mio Teofilo, ho creduto ragionevole, avendo attinto largamente alle divine Scritture stesse come a una santa fonte, presentarti la materia della ricerca: affinché tu non solo ti rallegri accogliendo queste cose mediante l’ascolto, ma esaminando i fatti stessi tu possa sotto ogni rispetto glorificare Dio con forza.
Ippolito ha cura di setacciare bene la Bibbia per capire chi potrà incarnare la figura dell’Antimessia. Poiché i “profeti che furono i nostri occhi”, veggenti “mediante la fede”, iniziati ai “misteri del Logos“, il “plettro” che li muove facendogli annunciare “quelle cose che Dio voleva”, qualcosa in merito all’Anticristo avranno pur detto. Ippolito cerca informazioni e non cerca “di innovare nulla, ma di aprir[si] una strada nelle profezie […]” per “ricondurre gli erranti sulla via verace”.
A controllare attentamente, le divine Scritture mostrano “in quale occasione e in quale tempo sarà rivelato l’iniquo, donde e da quale tribù proverrà, e qual è il suo nome“.
Simile a un leone, “per il suo carattere tirannico e violento”, “[l]’ingannatore vuole assimilarsi in tutto al Figlio di Dio. Leone il Cristo e Leone l’Anticristo”.
Il beato Giacobbe “indicò il Figlio di Dio discendente da Giuda” dicendolo “leoncello di leone”. E, dunque, “[c]ome infatti dalla tribù di Giuda è nato il salvatore, così pure dalla tribù di Dan nascerà l’Anticristo. A conferma che è così” Giacobbe dice : “Sia Dan serpente acquattato sulla via, che morde il calcagno del cavallo”. Il serpente che fu seduttore “dal principio”.
Già Sansone, della tribù di Dan, fu preannunciato giudice del popolo, e lo fu “per venti anni”. Ma solo “[l]a realizzazione parziale ha avuto luogo in Sansone, ma quella integrale si compirà nell’Anticristo. Anche Geremia” annunciò “[i]l nitrito del galoppo dei suoi cavalli” che scuoteranno la terra.
Assommando le visioni di Isaia, Ezechiele, Nabucodonosor e Daniele sappiamo della venuta di quattro grandi bestie dal mare. “Una leonessa e le sue ali come di aquila”, una “simile a un orso […] e tre costole nella sua bocca”, un leopardo con “ali d’uccello, e quattro teste”. Dietro la quarta, “i suoi denti di ferro e i suoi artigli di bronzo”, dieci le corna, preceduta da un fiume di fuoco, spaventosa e terribile. Tutte hanno in sorte d’essere uccise.
Anche Giovanni, che ricevette la visita di “uno dei sette angeli che avevano le sette coppe”, parlò delle dieci corna della bestia, i dieci re senza regno che “per una sola ora con la bestia” ricevono potere, consegnandolo a quella. Saranno questi, disse, che “odieranno la prostituta e la renderanno desolata e nuda, e ne divoreranno le carni e la bruceranno nel fuoco”. La stessa “grande prostituta che siede su molte acque”, che inebria gli abitanti della terra, “donna seduta su di una bestia scarlatta […], che aveva sette teste e dieci corna”…
Parole misteriose, ma “nulla di esse nasconderemo perché le comprendano quanti sono dotati di sano intelletto”. Le tre bestie erano rispettivamente i regni dei Babilonesi che osarono levarsi sino al cielo, dei Persiani dalle tre costole, Persiani, Medi e Babilonesi, e dei Greci di Alessandro, il cui regno venne diviso in quattro parti. Giovanni aveva già preannunciato la caduta di Babilonia la grande città, “la grande madre delle prostitute e degli abomini della terra”.
E il regno dei Romani è la quarta bestia, dalle “tibie di ferro”. I Romani che incendiano i santuari, abbattono mura, distruggono città, divorano paesi stranieri, i padroni che “anche Cristo infatti crocifissero”. Questo Regno è, però, solo il preludio della venuta dell’Iniquo.
I Romani sono solo gli schinieri di quella statua dalla testa d’oro che simboleggia la bestia. L’Anticristo è il “corno piccolo” che spunterà tra le sue dieci corna. Quel corno che “faceva guerra con i santi”. E non è, nemmeno, il re degli Assiri.
Tuttavia “lo Spirito Santo mediante un numero ha indicato in modo misterioso anche il suo nome”. In proposito, Giovanni, disse, vide un’altra bestia che “aveva due corna simili a un agnello e parlava come un dragone“, incendiario e ingannatore. “Chi ha intelligenza calcoli […] è 666“, numero d’uomo. Quale il nome di cui è tale il valore delle lettere assommate? TEITAN, EUANTHAS, LATEINOS?
Quando arriverà il momento “il nome sarà indicato con chiarezza a tutti”. Intanto sappiamo da Daniele che “Edom e Moab e il principio dei figli di Ammon“, salvati dalla sua mano, “lo aiuteranno a causa della parentela con lui”. “Dice infatti anche Isaia” che questi “voleranno su navi di stranieri, saccheggiando il mare e coloro che sono a levante”.
L’Anticristo “chiamerà a sé l’umanità, […] promettendo a tutti vana liberazione”. Ma “vele di barche” sono le chiese e il mare è il mondo, in cui la Chiesa “è sbattuta sì dalla tempesta, ma non affonda”. L’Iniquo, piuttosto, “non è capace di salvare sé stesso”.
Avverrà “l’esperto timoniere Cristo“, reggendo la croce del Signore, con prua l’oriente, poppa l’occidente. “Ha in dotazione una vela splendente sotto forma dello Spirito che viene dal cielo”, lavacro di rigenerazione per quanti credono a Dio. Due Testamenti, le cinghie tese “come l’amore del Cristo che tiene stretta la Chiesa” e angeli rematori a destra e a sinistra.
Il Cristo recupererà i credenti sulla barca dove vi è “una scala che conduce in alto alla cima dell’albero, sotto forma di immagine del segno della passione di Cristo, che trascina i fedeli facendoli salire su per i cieli“.
Intanto, come dice Giovanni, “una donna vestita del sole” partorirà un maschio, salvato da Dio dalle fauci del dragone, che perciò perseguiterà la donna nel deserto. Dove la donna volerà con “due ali della grande aquila”, per milleduecentosessanta giorni nutrita “lontano dal serpente”. Serpente che vomiterà “dalla sua bocca dietro la donna acqua in gran quantità”, per inghiottirla nel fiume, Ma la terra si aprirà e mangerà “il fiume che il dragone aveva vomitato dalla sua bocca”. Al dragone non rimarrà che la furia.
Tuttavia anche il Signore dice: “Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni”.
Ma la tribolazione, il segno (ἔνδειγμα, endeigma) doveva venire, come scrisse Paolo ai Tessalonicesi: “l’uomo del peccato”, l’apostata, “il figlio della perdizione”, il simulatore, “presentandosi come se fosse Dio”. E con essa la rassicurazione del Signore: “Quando queste cose cominceranno ad accadere, rianimatevi e sollevate la testa, perché è vicina la vostra liberazione”.
Prossima è la parusia del Signore nostro Gesù Cristo. E Paolo dice: “[…] saremo rapiti sulle nubi incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore”.
Amen
Il cammino dell’Anticristo è battuto da un fiume di fuoco. Egli è come una statua dalla testa d’oro, con le braccia d’argento, le tibie di ferro, gli artigli di bronzo e dieci corna. Egli è il corno piccolo, agnello con due corna, che si leverà bestemmiando contro Dio e simulando Suo Figlio. Per milleduecentosessanta giorni vestito di sacco, verrà in una settimana, a metà della settimana. Poiché Egli, leoncello di leone, sorgerà dalla tribù di Dan e balzerà fuori da Basan.
Fonte Ippolito, Sull’Anticristo, nell’edizione Mimesis, Apocalisse cristiana, Milano – Udine – 2012). Data la difficoltosa comprensione del testo di Sant’Ippolito, l’articolo ne costituisce un’interpretazione ulteriore.
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@ILLUS. by CATALINA LUNGU, 2020