MAURICE MERLEAU-PONTY – SU CHE COSA IMMETTONO LE PERCEZIONI?

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Ma su che cosa [le percezioni] immettono dunque? Come nominare, come descrivere, quale io lo vedo dal mio posto, questo vissuto dell’altro che tuttavia non è un niente per me poiché io credo all’altro – e che del resto riguarda me stesso, in quanto vi si trova come una veduta dell’altro su di me? Ecco questo volto ben noto, questo sorriso, queste modulazioni della voce, il cui stile mi è altrettanto familiare che me stesso. Forse, in molti momenti della mia vita, l’altro si riduce per me a questo spettacolo che può essere un incanto. Ma basta che la voce si alteri, che l’insolito compaia nella partizione del dialogo, o viceversa che una risposta replichi troppo bene a ciò che io penso senza averlo detto completamente, perché di colpo si imponga l’evidenza che anche laggiù, minuto per minuto, la vita è vissuta: in qualche luogo dietro questi occhi, dietro questi gesti o piuttosto davanti a essi, o anche attorno a essi, venendo da non so quale doppio fondo dello spazio, un altro mondo privato traspare attraverso il tessuto del mio, e per un momento è in esso che vivo, io non sono più se non colui che risponde a questa sollecitazione fattami. Certo, la minima ripresa dell’attenzione mi persuade che questo altro che mi invade è fatto solo della mia sostanza: i suoi colori, il suo dolore, il suo mondo, proprio in quanto suoi, come potrei concepirli, se non in base ai colori che vedo, ai dolori che ho patito, al mondo in cui vivo? Per lo meno, il mio mondo privato ha cessato di appartenere soltanto a me, ora esso è lo strumento che un altro modula, la dimensione di una vita generalizzata che si è innestata sulla mia
[M. Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile]
Nella edizione italiana curata da Mauro Carbone, edita Bompiani.
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2022