UN EMPIRISMO CONSEQUENZIALE NON CONSEQUENZIALISTA
Non ci può essere progresso che non sia costantemente diretto verso un incremento del benessere, della pace e dei risultati
diceva Nikola Tesla. Non mi trovo d’accordo e ho testé avuto una discussione accesa proprio su questo. Vorrei spiegarti, caro lettore, io non trovo che il progresso sia necessariamente diretto al benessere. Progresso e benessere non sono in armonia. Provo a farti un esempio concreto: le innovazioni in campo tecnologico. L’atomica è una innovazione tecnologica, eppure non mi sembra che, date le sue potenzialità, rappresenti qualcosa di sicuro e benefico, anzi rappresenta la distruzione del mondo. Già questo sarebbe sufficiente per capire la non-funzionalità del progresso di rousseauiana – peraltro – memoria.
Ora trasferiamo il discorso sul piano teorico: ”Dio è morto”. Dio è morto è la trasposizione concettuale della bomba atomica. Se Dio è morto non c’è nessun dover essere kantiano e se non c’è nessun dover essere kantiano non c’è nessun mondo. La bomba atomica annichilisce il mondo come il nichilismo la civiltà.
Che cos’è la bomba atomica se non il simbolo del nichilismo, la massima realizzazione possibile del nulla?
cito Chomsky. Ebbene, anche la morte di Dio è progresso: se guardiamo alla storia, l’uomo è partito credendo in più divinità (politeismo), poi è passato al monoteismo e infine ha radicalmente cambiato visione con le rivoluzioni scientifiche, a cominciare da Galileo, passando per Newton, Darwin e Einstein.
Non è anche questo progresso? E dimmi, la graduale perdita di fiducia nella religione, non è forse disfunzionale dal punto di vista della civiltà? Non ne va della famiglia, dei costumi, delle regole storicamente accettate? Che ne è della patria quando si capisce che è solamente un esiguo spazio territoriale nel quale siamo capitati? Che ne è della famiglia quando si capisce che non c’è nessun motivo per obbedirle? Che ne è della riproduzione quando si capisce che è solo un pretesto utilitaristico per mandare avanti la società?
La consapevolezza è rottura, perdita, dissoluzione e il progresso regresso. Non sono giochini linguistici alla Carmelo Bene, bada, è la quintessenza del nichilismo. E il nichilismo è l’identità del nostro secolo. La distruzione è l’apice di un processo razionale: l’uomo comincia a capire che non esistono valori assoluti e si regola di conseguenza. L’ho battezzato, sulla falsariga di Engels che critica Stirner, un empirismo consequenziale non consequenzialista. L’uomo capisce di essere stato truffato e comprende la vanità di ogni istituzione, regola, sistema, credo religioso e politico. Oggi nessuno vuole più fare figli perché tutti hanno compreso la vanità di ogni possibile sforzo per l’altro; la domanda è ”perché devo sacrificare me stesso?, ”a che pro?”. Chi ne giova? La società? Ma la società non è un valore assoluto. Questo è grossomodo lo psicoprocesso che la filosofia di Nietzsche ha annunciato e rivelato.
Tutto questo, però, per dirti cosa, caro lettore? Tu hai sicuramente ragione nel descrivere la società odierna con tono amareggiato e preoccupato, ma devi capire che non è un processo irrazionale, dettato da un impoverimento della ragione, ma, al contrario, da un rafforzamento. Pur disfunzionale, mettere in discussione i valori è più razionale che aderirvi per partito preso. È un po’ come l’impotenza sessuale: quand’è che smettiamo di funzionare da quel punto di vista? Quando cominciamo a pensare, riflettere, rimuginare, invalidando il corso di un processo meccanico e automatico. Siamo diventati tutti impotenti (e cioè razionali). L’individuo si è gradualmente emancipato da Dio. È storia. Ti basta osservare la società contemporanea: perfino i credenti si sono disaffezionati. Vanno in chiesa solo per farci i matrimoni, il resto dei giorni se ne strafregano altamente. Il credente non praticante è un miscredente in potenza. Poi hanno paura della morte, ma quale vero credente ne avrebbe paura? La morte è il momento in cui l’anima si ricongiunge a Dio. Non credono nel paradiso, sanno bene che ‘dopo’ non c’è nulla. Questo è già nichilismo. Nichilista sei in parte anche tu, caro lettore. I nostri genitori sono nichilisti (i miei sicuramente, i tuoi probabilmente, a meno che non siano praticanti convinti, ”integrali”).
Ebbene, non passa nessuna differenza tra il transgender che vuole distruggere la ‘famiglia’ e nostro padre che non è mai andato in chiesa un solo giorno, si è professato cristiano per paura o partito preso e ha dedicato tutta la vita alla carriera e al guadagno. Cambiano le forme, non le sostanze: sono entrambi edonisti, materialisti, nichilisti. Sono entrambi dei senzadio. Non è nessun processo imposto dall’alto, ma la conseguenza di una comprensione maggiore in entrambi i casi. È un percorso storico: siamo figli dell’illuminismo, del positivismo e dell’esistenzialismo, rispettivamente ‘700, ‘800 e ‘900. L’uomo ha capito il mondo e si è regolato di conseguenza, checché se ne dica. Sarebbe un ‘percorso imposto dall’alto’, caro lettore, se l’uomo non avesse gradualmente e consapevolmente abbandonato Dio, come invece ha fatto. Anche soltanto le due guerre mondiali simboleggiano l’approdo del nichilismo: un mondo autenticamente cristiano non avrebbe mai contemplato l’idea di una guerra sanguinosa. A ciò si aggiunga la rivoluzione industriale e il progresso tecnico-scientifico. Tu quanta importanza dai al trascendente, caro lettore? Quanti giorni ti rechi in chiesa? Non voglio sminuire la tua rispettabilissima visione, sia chiaro, ma voglio farti capire che la realtà odierna è disfunzionale nella misura in cui è razionale. Credo, anzi ne sono certo, che in fondo lo sappia anche tu. L’arma più pericolosa è l’atomica, ma l’atomica è progresso, ergo il progresso è l’arma più pericolosa.
Detto questo, caro lettore, mi dissolvo nichilisticamente, confidando nella tua comprensione, e mi ritiro in un’afasia che è tanto improduttiva quanto la parola.