BENJAMIN, LETTORE DI BAUDELAIRE E DEI SURREALISTI

Benjamin è un autore che presenteremo, in questo articolo, sotto un duplice aspetto aspetto: è, allo stesso tempo, un letterato e un filosofo, dal momento che le due discipline sembrano intrinsecamente connesse nelle sue opere che hanno ispirato la Scuola di Francoforte. Fin dall’infanzia, come testimoniano i suoi Écrits français (Scritti francesi), Benjiamin è stato un avido lettore di testi letterari: il suo pensiero filosofico sarà legato strettamente alle sue letture letterarie, e specialmente quelle poetiche. L’autore trova ispirazione dalla letteratura e vi cerca concetti per fondare una filosofia politica molto ricca. È grazie alla lettura di Baudelaire e dei surrealisti che Benjamin riesce a trovare le coordinate principali del suo pensiero, sia aderendo che distanziandosi da quanto letto. È come se la letteratura gli fosse servita alla sua elaborazione filosofica, grazie allo sviluppo di un pensiero ibrido che incrocia sentieri e discipline differenti. L’interdisciplinarità della sua opera pensa la crisi della modernità, pensiero squisitamente filosofico.
Secondo lui, il mondo parigino del Secondo Impero che frequenta Baudelaire è quello di una modernità alienante, che fa sparire l’individuo rendendo così difficile la produzione dell’opera lirica, per lo meno per come la si intendeva nel secolo precedente. Nei suoi Écrits français, Benjamin descrive Baudelaire come un «fisiologo» in una «fantasmagoria angosciante», o ancora come colui che conduce un’«esistenza oziosa» che è il «marchio del suo isolamento sociale». L’opera di Baudelaire non è “immanente”: proviene direttamente da quella causa esteriore che è la modernità capitalistica. Benjamin afferma che è l’allegoria a permettere al poeta di rispondere alla crisi profonda la cui causa è la modernità, come commenta Jacques-Olivier Begot nel suo Walter Benjamin: l’histoire désorientée (Walter Benjamin: la storia senza orientamento):
Così come gli altri autori del Trauerspiele (tragedie), Baudelaire si è rimesso alle fonti dell’allegoria per rispondere a una situazione di crisi profonda. Questo parallelo, però, non deve mascherare la differenza che intercorre tra queste due congiunture critiche: mentre l’allegoria barocca si comprende a partire dai dibattiti teologici che lacerarono il XVII secolo, il lirismo allegorico di Baudelaire replica alle sfide poste dall’ascesa del capitalismo (corsivi nostri, N. d. C.).
La figura di Baudelaire, scrittore e poeta, permette così a Benjamin di elaborare un pensiero unico che sottolinea i tormenti della modernità. Allo stesso modo, anche se Benjamin critica i surrealisti, sembra trovare in loro se non proprio una filosofia politica, quanto meno un pensiero politico. In effetti Benjamin ammette, fin dalle prime pagine del suo saggio Le Surréalisme (Il surrealismo), l’esistenza di un «nucleo dialettico» («noyau dialectique») proprio del surrealismo. Il gesto di creazione poetico del surrealismo affonda la sua materia sostanziale nell’idea di una ribellione al cristianesimo. Incarna un movimento che permette di percepire negli oggetti un’impronta rivoluzionaria, la cui incarnazione storica è la composizione stessa di Parigi. Nadja è la rappresentazione della massa parigina e incarna una forma di figura rivoluzionaria. Benjamin pensa che i surrealisti abbiano dato una «atmosfera» rivoluzionaria alle cose, nel senso che fecero emergere una idea rivoluzionaria. Ne sottolinea, comunque, alcune debolezze dottrinali, come il fatto, per esempio, che i surrealisti abbiano voluto la rivoluzione attraverso una «esperienza d’ebbrezza» («expérience d’ivresse»): prospettiva, a suo dire, troppo limitata. Ed è così, grazie allo studio del pensiero surrealista e delle sue incertezze, che Benjamin ha costruito la sua propria filosofia politica, il suo proprio pensiero della rivoluzione. Grazie alla letteratura, e alla sua portata filosofica, nacque la sua filosofia, da una penna dal notevole talento poetico. Si interesserà, nell’arco della sua attività, anche ad altri scrittori e poeti, come Hölderlin o Valéry, sviluppando, così, una originale filosofia della letteratura.
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2024