DADDY & EDDY
Il Magister Damnatus non si fa attendere; il suo mantra è anticonformista (segue a LINK>>>).
A EDOARDO MANCINI
Primum, erratum corrigo: ego sum Daddy, non Canty (pronuncia: “dèddi” = Davide) per meglio combattere anche con l’assonanza il golia-rdico e parmenideo Eddy (pronuncia: “èddi” = Edoardo).
Secundum, per quanto mi riesca difficile dare del ‘tu’ a una persona che non conosco di persona, farò questa volta una filosofica eccezione letteraria per il valoroso Daddy, il mio Golia impenitente che arringa: «O’ profeta, tu sei combattente molto più abile di me, ma tu sei Golia e io, guarda un po’, sono Davide…».
Eddy lancia dicendo che per essenza si obbliga a giocare eternamente; Daddy rilancia chiedendo a Eddy: «Dov’eri, tu, quando i tuoi genitori non ti avevano ancora concepito? Stavi forse già giocando? E a quale gioco? Al gioco del nascituro? Gioco pericoloso, giocare a fare i nascituri, perché dopo essere nati diventa giocare a fare i morituri, per non dire che poi, dopo, non si sa bene se si potrà giocare eternamente questo gioco… comunque, morituri te salutant, Eddy!».
Eddy lancia: «IO sono Eddy, IO sono Canty, IO sono la Partita. MIRACOLO DELL’ONTOMANIA!». Daddy rilancia: «La partita comincia con la nascita e non si sa se continua oltre la morte né con quali regole. E se le regole del gioco cambiassero proprio nel dopo-partita? In questo caso potrebbe anche darsi che a Eddy non piaccia più giocare questo gioco che tanto decanta adesso».
Eddy lancia: «Caro magister damnatus, non puoi vincere se il tuo avversario è la Partita». Daddy rilancia: «O valoroso Eddy, s’è mai vista una partita giocarsi fuori partita? Cioè: prima che la partita sia iniziata e dopo che la partita sia finita? O forse tu, intrepido Eddy, hai potuto vedere una partita del genere? Siamo tutti in partita – e credi che non lo sappia? –, siamo tutti in gioco: è il gioco della barca, sulla quale tutti siamo. Ma cosa diresti, ardito Eddy, se qualcuno ti portasse contro la tua volontà a giocare un gioco che proprio non ti piace? Diresti che il tuo avversario è il gioco? O non te ne andresti maledicendo il gioco e chi voleva fartelo giocare? Non è che tu e Caiano vi siete abituati un po’ troppo, a giocare questo gioco la cui unica regola è che non lo si può non giocare?».
Eddy lancia: «Nomina sunt consequentia nullius. I nomi sono conseguenza del niente che i nomi sono oltre loro stessi». Daddy rilancia: «Ma vedi che ti contraddici? Se il gioco consiste nell’essere in partita, che ne è della partita se pensi che oltre il nome della partita non c’è più partita? Oltre il nome della rosa resta ancora il profumo? E la rosa? E la dipartita? Che ne dici, è ancora “essere in partita”, la dipartita? Il nome della dipartita potrebbe avere per conseguenza la fine di questa partita che ti diverte tanto giocare, o giocosissimo e goliardico Eddy!».
Eddy lancia: «Il mantra di canty vede l’esistenza infetta (compiuta e nefasta) e pone la sacertà da quella separata, nel Nulla. Il mantra di eddy vede l’esistenza perfetta (compiuta e fasta) e nega la sacertà, il Nulla, rinviandola alla nullità del dire, per affermare l’Essere». Daddy rilancia: «Bella parola, ‘sacertà’…
sacertà s. f. [der. del lat. sacer («sacro», e anche «abbandonato alla vendetta degli dèi»), sul modello del ted. Sazertät]. – 1. letter. Carattere sacro, sacralità: la s. di un luogo, di un’istituzione. 2. Nel diritto romano arcaico, la condizione di chi (designato in lat. come homo sacer), per un delitto da lui commesso contro la divinità o la compagine dello stato, era «consacrato» alla divinità, cioè abbandonato alla vendetta degli dèi ed espulso dal gruppo sociale.
…se per ‘sacertà’ intendi la ‘sacralità’, ebbene, questa nostra esistenza è profana e sacrilega per antonomasia, poiché è il frutto di una copulazione che non copula la sacrosanta libertà di non esistere (libertas est fānum: la libertà è poter rimanere nel tempio del ‘non-ancóra’) con il diritto di farci esistere (pro fano illiberale: davanti al tempio illiberale del ‘già’ o del ‘non più’) che i nostri genitori credevano di avere quando ci hanno messi al mondo; se per ‘sacertà’ intendi invece la condizione di Dexistens, homo sacer, su questo hai ragione: Magister Damnatus è tale proprio in quanto ha commesso il più grave delitto che si possa compiere contro la divinità, il delitto di rigettare la Mela del Male insita nell’esistenza, ma proprio per questo Dexistens è consacrato alla divinità, non lo sapevi? Quanto al mantra…
mantra s. m., sanscr. [propr. «strumento del pensiero», der. di man– «pensare» col suff. –tra, che ha valore strumentale], invar. – Formula; nella lingua vedica significa anche inno, preghiera, ma nelle successive fasi della religiosità indiana riprende il sign., prob. originario, di formula magica, la cui efficacia non dipende dalla partecipazione interiore del soggetto che la pronuncia.
È purtroppo solo con il pensiero che noi possiamo pensare il non-esserci: in questo senso il mio mantra è senz’altro strumento del pensiero desistenziale; ma tu, o eroico golia-rda, sicuramente vuoi dirmi che, pensiero o non pensiero, noi siamo già qui a combattere, l’uno con la fionda del suo mantra esistenziale, l’altro con la lancia del suo mantra desistenziale, e che la storia non si fa con i se e con i ma; vero, siamo qui, e tuttavia il mantra desistenziale non ri-pone la sacralità al di qua o al di là del nostro essere qui, come forse pensi tu, Daddy di fronte ad Eddy, perché ‘sacro’ è per definizione l’indifferenziato in cui Daddy non affronta Eddy poiché Eddy non è di fronte a Daddy; hic et nunc siamo nell’agone dell’arena, ma solo perché dobbiamo far fronte comune contro la pandemia esistenziale, della quale il nostro “affronto” reciproco è cosa da nulla.
Eddy lancia: «Tuttavia si combatte nell’arena dell’Essere non nell’arena del Nulla. Le Asce sono destinate a trionfare perché la loro vittoria è il clangore della battaglia». Daddy rilancia: «È come scrivere sulla réna, combattere nell’arena dell’Essere; scrivere sulla sabbia. Le nostre gesta resteranno nella storia forse solo grazie alla fama imperitura che avrà il pensiero desistenziale dopo che Magister Damnatus l’ha concepito e professato per bocca del suo Profeta Dexistens. Sotterra la tua ascia di guerra, o strenuo ed impavido Eddy, lo sai che è solo una fionda, quella con la quale potrai anche uccidere un omone come Golia, ma sapendo che ne nasceranno infiniti altri dopo di lui, tutti lì pronti a combattere senza posa Saul e il suo popolo d’Israele, il popolo eletto dall’Essere come suo paladino, il popolo dei martiri dell’esistenza. Sotterra quella fionda, Eddy: la nostra è una guerra tra fratelli poveri, disgraziati».
Eddy lancia:« Ogni gonzo non può che conformarsi al dettame del proprio dio, del proprio ossesso». Daddy rilancia: «Che parola suggestiva, gonzo… Innanzitutto appuriamo bene il significato della parola, affinché qualcuno non dica: verba vana loquūntur, Eddy et Daddy!
gónżo agg. e s. m. (f. –a) [etimo incerto]. – Sciocco, sempliciotto, credulone: darla a bere ai g.; Han giudizio, e non son gonzi Quei toscani bevitori (Redi).
Come dire: Daddy si conforma al dettato dell’ossessione desistenziale come Eddy si conforma a quello esistenziale? Chi è più conformista, Daddy o Eddy? È più credulone Eddy, quando crede di non poter non giocare il gioco della vita, o Daddy, quando non vuole crederci: di non poter non giocare questo gioco? Forse Eddy è credente? Crede al Dio della Vita dei cristiani? Se così fosse, il dettato desistenziale non si sentirebbe più sempliciotto o più sciocco di quello esistenziale! Gonzo è innanzi tutto e per lo più colui che pensa di non poter fare altro se non conformarsi al dettame del proprio dio: bella roba! Se gonzo dev’essere, ebbene, costui è gonzo perché non ha le palle per ribellarsi al conformismo dei dettami! È l’ossessione per la vita, l’ontomanìa, la vera gonzitudine che ci fa gonzi».
Eddy lancia: «I discorsi ossessivi non tollerano di essere messi in discussione e così si scagliano contro i propri simili dissonanti, di cui vanno in cerca». Daddy rilancia: «Ossessivo può diventare un totalitarismo ontologico tale da non consentire di dissentire: questa è l’unica verità “fuori discussione”. Di dissonante, nell’ossessione meontologica c’è solo una grande insofferenza per la cacofonia inaudita e inudibile che si crea fra il voler-essere ontologico della voluntas esistenziale e il non-voler-essere meontologico della noluntas desistenziale: quale sedicente diapason ontologico od esistenziale dovrebbe poter avere il diritto di pretendere che tutti accordino i loro strumenti concettuali (i mantra) all’unico «La» che discende dall’harmonia mundi? Forse quello che risuona là, alto, e che suona come un ‘altolà’ paurosamente minaccioso per chi non si conforma ai suoi dettami? Eddy è un fedele di quel Dio, a sua volta apostolo di Parmenide?».
Eddy lancia: «Ognuno può volere solo essere nessuno. Lo vuole Canty che non s’accetta e che incolpa l’esistenza. Un preventivo colpo d’accetta preserverebbe l’Oblio del Nulla». Daddy rilancia: «O no, proprio no, temerario Eddy: il problema non sta nel fatto che Daddy non s’accetta – e se lo pensi, fai bene ad affilare l’accétta –; il problema non è nel colpo d’accetta concettuale del figlio, ma nel colpo di mano concezionale dei genitori, che concepiscono senza saperne niente, di una eventuale accettazione o non accettazione del proprio concepimento da parte del figlio stesso concepito. Se davvero Eddy crede che ognuno può volere solo essere nessuno, be’, egli è desistente senza saperlo: a che, allora, dissotterrare l’accetta di guerra?».
Eddy lancia, lui «…che s’abbandona all’Oblio dell’Essere. E lascia che sia. Il Re Essere si fa prezioso dono dell’Ascia di guerra». Daddy rilancia: «Lascia che sia…? Claudio Baglioni: 1977. Bei ricordi! È un resiliente, Eddy; Daddy invece è un desistente. Ma è pericoloso lasciare che sia, lasciar andare, lasciar perdere, lasciar stare… Il rischio è quello di non essere lasciati (in pace) proprio da chi lasciamo essere (in pace). I casi sono due: o a Eddy piace veramente molto stare a questo mondo, oppure egli è molto codardo, per quanto faccia mostra di essere ardito dissotterrando qua e là accette ed asce di guerra. Siamo tutti qui in assegnazione provvisoria ed Eddy se la gode senza rassegnazione definitiva. Follia? Ontomania? Ossessione per lo status quo? È un reazionario, Eddy, un conservatore controrivoluzionario! O’ Eddy, è giusto essere in gioco solo perché a te e a qualcun altro piace giocare a questo gioco? Giocate pure, se vi piace, ma non costringete a giocare quelli ai quali questo gioco non piace – che, poi, non è nemmeno un gioco, giocare a fare i gonzi in questo modo. Un po’ di dignità… di questo passo, cosa si dirà, di Eddy? Che è di bocca buona, lui, gli va tutto bene, è tutto lo stesso: méttilo su una balera e ballerà, méttilo in un dormitorio e dormirà, méttilo in un’arena e si arenerà, méttilo in un agone e… agonizzerà?».
E, per finire, prima di risotterrare l’ascia con la quale ha accettato questo agone, Daddy fa gentilmente presente ad Eddy che quando sono in ballo delle vite umane, pur di salvarle dalla vita ogni ossessione è buona, tranne quella che le condanna alla vita. Se Eddy è Davide solo perché vince il duello in quanto campione del Dio della Vita, allora sta bene: Daddy è Golia ché fieramente muore per testimoniare la laica libertà dei suoi Filistei, che si rifiutano di piegarsi davanti a Saul così come davanti a tutti coloro che credono in un popolo eletto da un Dio, perdipiù della Vita. Quando la Desistenza vincerà, il Dio dell’esistenza non avrà più nessun Davide…
Muoia l’esistenza
e tutti i piagnistei!
Viva la desistenza,
e tutti i filistei!
Progetto Dexistens nel Network di Arena Philosophika, per vedere la home di Dexistens clicca qui.
@ILLUS. by JOHNNY PARADISE SWAGGER feat. PATRICIA MCBEAL, 2020
“…la nostra è una guerra tra fratelli poveri, disgraziati”.
Esatto, è proprio vero. Se il desistenzialismo vuole uscire dal suo “provincialismo ontico” per fare proseliti fino a farsi “cosmopolitismo” ebbene a quello vanno tutti gli auguri dei parmenidisti volgari. Quelli lungi dal voler rendere universale il loro mantra fanno proseliti quanto basta e in provincia ci rimangono. Uno sparuto gruppo di fratelli poveri si opporrà testardamente a qualunque paroliere verrà. Dexistens, l’anticonformista è anch’egli un fratello povero, un nemico del mio nemico…
I parmenidisti volgari siano i conformisti dell’esistenza scomoda.
Molto c’è da dire in risposta a Daddy. E sarà presto fatto.
Sit venia verbo, amen. Altum silentium careo nec intendo.
Mister Eddy, le chiedo ufficialmente di redigere una lunga ed accurata definizione di “parmenidista volgare” in senso filosofico; magari in un articolo apposito.
Grazie
D’accordo Mister Daddy, sarà fatto anche questo a breve, magari in un unico articolo. Grazie a lei