IL GIRAMONDO MANCANTE: BABBO NATALE

Sulla figura di Babbo Natale si sono versati fiumi di inchiostro. Molteplici argomenti sono stati portati e differenti dimostrazioni ne hanno percorso il destino. Dal canto mio, non ho letto nulla di questa sterminata produzione; eppure mi sono deciso di scrivere. Perché farlo, a fronte della mia oggettiva mancanza di competenza? Perché impegnarsi in un’operazione che corre il rischio oggettivo di mancare il bersaglio? Forse perché, e il forse stesso è già segno di ciò di cui dovrebbe essere segno, non essendolo (e dunque per questo incarnandolo) si ha a che fare, (in)direttamente, con la mancanza e con la risposta, (non) mancante, di questa mancanza (che ne istituisce, per altro, la mancanza). Ma procediamo con ordine.
Esiste Babbo Natale? Dipende. Dal mondo a cui si rivolge l’attenzione, per esempio. Nel multiverso Internet non ci sono problemi poi troppo grossi; anzi, si potrebbe dire che non faccia proprio problemi. Babbo Natale esiste tanto quanto la community degli iscritti alla palestra di turno e così come lo spessore, intellettuale o meno, dell’influencer esiste nella contabilità dei suoi followers che ne costituiscono la rete (fenomeno che la psicologia sociale definisce del silos sociale: motivo per il quale illustri influencer per un gruppo risultano del tutto sconosciuti per altri; i testi di Giuseppe Riva a riguardo sono molto stimolanti): se ha tanti seguaci (traduzione dalla pessima carica semantica), allora vorrà dire che è proprio bravo, che la sua bravura esiste ed è commisurata e, prima ancora, commensurabile (e se ha tanti followers è davvero bravo, non foss’anche che per la semplice, a dire il vero complicatissima, abilità nell’accedere alle reti altrui senza dare nell’occhio). Dicevamo di Babbo Natale; le innumerevoli app (da quella che ti permette di doppiare il vecchietto arzillo, a quella che ti traccia il suo lungo viaggio nella notte più lunga dell’anno (tragitto seguito peraltro anche dal NORAD, Comando della difesa aerea degli Stati Uniti e del Canada)) mettono fine all’annosa questione: Babbo Natale esiste!
E nell’universo analogico, fisico? Esiste anche qui (posto che là, internet, sia effettivamente là)? Dipende. Ma in questo mondo dipende dal modo della sua esistenza. Ma allora in quale modo esiste? È una di quelle entità un po’ bizzarre che sussistono, ovverosia esistono senza esserci sul modello del logico tedesco Meinong? Si può pensare ad una e-sistenza, al distaccamento, all’emergenza (o immersione, sul modello neoplatonico) di (o in) un ente che è ni-ente in quanto non è esser-ci? Si deve ritenere Babbo Natale la configurazione della contradditio in adjecto dell’ente persistente, cioè il persist-ente? In fondo, chi ha mai visto Babbo Natale? Certo, ne vediamo miriadi, un esercito buono e festoso, ma nessuno è riuscito a vederlo condurre la slitta, Rudolf in testa (e se il vero Babbo Natale recitasse la parte di Babbo Natale? Starebbe recitando, chi se ne accorgerebbe! Anche Chaplin recitò, meglio, ancora più difficile, imitò se stesso in un contest per imitatori di Charlot perdendo miseramente. Storia vera o leggenda, i giudici si dimostrarono dei veri geni), a consegnare regali. Ed è proprio questa mancanza a innescare il desiderio: chi da piccolo non ha cercato di restare sveglio per pizzicare il giramondo doroferario con le mani nel sacco (non per prendere ma per dare)?
Ecco allora il modo di esistenza di Babbo Natale (che è anche il suo modo di esserci): esiste come mancanza, come mancanza della sua e-sistenza (né emersione né immersione), nella contradditio del persist-ente (che manca sempre ai due poli della contraddizione stessa sia come sistenza, perché ens, sia come ente perché persistens (la cui mancanza manca anche nel luogo della mancanza) e del suo esser-ci, dal momento che non è mai dove dovrebbe esser-ci per esserci veramente (mancanza del -ci che si traduce nell’altrove mai tracciabile), ma che non può al contempo non esser-ci in quella traccia del passaggio del giramondo: il dono.
L’economia o la logica di Babbo Natale sta tutta nella domanda: è possibile bombardare la slitta di Babbo Natale? Ovvero, si può colpire Babbo Natale? In questo frangente Jack Skeletron, protagonista scheletrico di Nightmare before Christmas, ha effettivamente mancato il bersaglio: sostituendosi a Babbo Natale ne ha dis-incarnato, tramite la sostituzione, l’impossibilità implicita nella sua natura di mancante-mancanza (che manca sempre il -ci) saturando la mancanza stessa: per questo è stato bersaglio e bersagliato (a differenza di Babbo Natale che è non bersagliato essendo bersaglio). Ha mancato il bersaglio perché si è fatto bersaglio ed è stato, coerentemente, bersagliato. Si è fatto -ci e traccia, dimentico del non-poter-essere -ci e traccia (di mancare il luogo e di mancare la mancanza consegnando i presenti (mancando in pieno anche allora): i doni). E il dono è il mancante eccelso.
Cosa donare al doroferante? (Che è poi l’equivalente del cannoneggiamento). Si è soliti lasciare latte e biscotti che puntualmente, il mattino del 25 dicembre spariscono (massima traccia della mancanza che manca al suo posto: mancano alla mancanza perché i biscotti e il latte mancante non sono poi mancanti in toto: si caricano della traccia, si fanno traccia, metonimicamente, e si caricano dell’altra mancanza, quella che ora (non) manca all’appello: il passaggio di Babbo Natale). Un piccolo regalo, un petit cadeau per i doni portati. Un tentativo di risistemare l’omeostasi interrotta dal dono con l’irruzione della mancanza: il presente è il passato, il dono presente è traccia del tempo passato, del tempo della donazione. Disequilibrio che diventa etica: se ti comporti bene il prossimo anno Babbo Natale non ti inscriverà nella lista dei cattivi… Il dono è questa apertura della donazione alla donazione e al disequilibrio della mancanza che ha fatto irruzione: per questo anche il dono è impossibile. Come ha fatto giustamente notare Derrida (Donare il tempo), solo Dio può donare, cioè fare qualcosa per-dono, per-donare: un atto mancato, in eccesso o in difetto.
Ma allora Babbo Natale esiste? Sì! Ma solo se questo sì non viene confuso con il sì della sostituzione immancabile, che saturizza la mancanza: Jack Skeletron. È il sì del no, che sorvola il sì e il no, sulla slitta velocissima del nostro amato giramondo mancante.
P. S.
Questo articolo risente delle mie letture lacaniane e delle mie mancanze di comprensione. Per questo nella letterina, inviata come carta postale, che (in barba a Derrida) arriverà sicuramente a destinazione (abbiamo oramai appurato l’esistenza di Babbo Natale), ho chiesto alcuni libri di Lacan.
Per i testi di Giuseppe Riva, si consiglia, per semplicità e profondità allo stesso tempo I social network, Il Mulino, Bologna, 2016, seconda edizione aggiornata.
Di Derrida si è fatto riferimento alla traduzione italiana curata da Graziella Berto, Donare il tempo, Raffaello Cortina Editore, Milano 1991.
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FIESTA LOCA
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