LA CAMPANELLA – PIÈCE TEATRALE IN ATTO UNICO (PARTE II)
Sorella: Ha parlato il matematico!
Fratello: (Sempre molto calmo) Ti vorrei ricordare, mia cara, che quello bravo in matematica tra noi due ero io. Ti ho sempre aiutata nei compiti a casa e ti passavo anche le prove…
Sorella: (Agitata) Ah, e ora me lo rinfacci pure?
Fratello: (Sempre molto calmo) Non è mia intenzione. Sto solamente dicendo che tra i due chi ne capisce un po’ di più di matematica sono io. Tutto qui. (Nostalgico) Eh, ero veramente bravo in matematica. A me però piaceva italiano: andavo malissimo, non lo capivo, non mi entrava. Sono stato sempre rimandato. Eppure lo studiavo con passione. (E poi, sconsolato) Che brutta infanzia che ho vissuto…
Sorella: Io invece mi ricordo che di italiano andavo benissimo! I temi erano il mio pezzo forte. E quando la maestra lesse il mio tema a tutti in Aula Magna? Che soddisfazione! Peccato non mi piacesse. Troppe regole, troppi verbi, troppe parole… e tutte in italiano! Invece la matematica… Ah, la matematica! Fu amore a prima vista! Un colpo di fulmine: l’ordine delle dimostrazioni, i teoremi così musicali, le equazioni così precise… Mai capite. Ero pessima. Rimandata ogni anno. Eppure mi piaceva, eppure mi piaceva tanto…
Fratello: E io ti aiutavo!
Sorella: Anche io ti aiutavo con italiano!
Fratello: Talmente che ho continuato ad avere i debiti…
Sorella: Ma pure tu non eri una cima come insegnante di matematica se ho continuato a essere rimandata a settembre!
Fratello: Non mi capivi evidentemente…
Sorella: Evidentemente ti spiegavi male!
Fratello: Evidentemente non eri portata per la matematica…
Sorella: Non eri portato come insegnante di matematica evidentemente!
Fratello: Infatti ho insegnato italiano, mica matematica!
Sorella: Se per questo, io ho insegnato una vita matematica, mica italiano!
Fratello: (Dopo un attimo di esitazione) Abbiamo insegnato le materie nelle quali andavamo peggio…
Sorella: (Pensosa) Non ci avevo mai pensato… (Poi con entusiasmo) Però erano quelle che ci piacevano di più!
Fratello: Già!
Sorella: Dici che abbiamo sbagliato qualcosa?
Fratello: (Ci pensa un attimo) No, non credo. Avendo insegnato ciò che ci piace abbiamo trasmesso agli studenti la nostra passione per quella materia! E questo è molto positivo!
Sorella: Vero! (Un po’ dispiaciuta) Però non è che eccellessimo in quelle materie…
Fratello: Sarà, ma da me non è mai venuto nessun genitore a lamentarsi. E da te?
Sorella: No, neanche. (Breve pausa) Almeno che io sappia.
Fratello: Dunque non abbiamo sbagliato nulla!
Sorella: (Tirando un sospiro di sollievo) Mano male! Mi sono tolta un peso!
Fratello: (Ritornando a bomba sull’argomento lasciato in sospeso) E siccome tu non sei mai stata portata per la matematica, io ti dico che non sempre il quattro è maggiore di due!
Sorella: E siccome io ho insegnato matematica ti dico che ai miei alunni ho sempre insegnato che il due è la metà di quattro!
Fratello: Ma non sempre il due è minore di quattro!
Sorella: Il quattro è sempre maggiore del due. Ma anziché parlare, lavati quei tuoi due piedi che io qui ho quasi finito!
Fratello: Ecco, un esempio facile facile che dimostra incontrovertibilmente che due non è sempre meno di quattro…
Sorella: Su, sentiamo il professore di italiano matematico (in tono canzonatorio)…
Fratello: Con molto piacere. (Si schiarisce la voce, preparandosi alla dimostrazione) Allora: quanti capelli, in media, ha una persona?
Sorella: Non lo so… Ma direi molti!
Fratello: Più di quattro?
Sorella: Beh, ovvio!
Fratello: Converrai con me che chi ha quattro capelli in croce ha meno capelli del dovuto, giusto?
Sorella: (Titubante) Sì… ma dove vuoi arrivare?
Fratello: (Alza la mano come per fare il segno “alt”) Un attimo di pazienza. Quattro capelli è pertanto irrefutabilmente un numero inferiore alla media. Lo diamo per assodato?
Sorella: Assodato.
Fratello: In media, quanti piedi ha un uomo?
Sorella: Cosa? Ma che razza di domanda è?
Fratello: Rispondi alla domanda.
Sorella: (Stralunata e un po’ scocciata) Due.
Fratello: Oh, ci siamo: un uomo ha due piedi di media.
Sorella: E quindi? Cosa vuoi dimostrare?
Fratello: Tempo al tempo. Ancora un passaggio chiave. (Riprendendo dopo un profondo respiro) Se qualcosa è in media, è maggiore o inferiore di ciò che è al di sotto della media?
Sorella: (Esita un attimo) È maggiore!
Fratello: Quindi (tutto esaltato)!
Sorella: Quindi (irritata)?
Fratello: Quindi, due piedi in perfetta media sono maggiori di quattro capelli perché inferiori alla media dei capelli. Due, pertanto, non è sempre minore del quattro. Come dovevasi dimostrare.
Sorella: Ma che hai dimostrato?
Fratello: Che se ci metto di più io a lavarmi i due piedi è dovuto al fatto che io ho una buona ragione per metterci di più. Semplice no?
Sorella: Fatto sta che io ho quasi finito e tu sei ancora in alto mare! Ovvio, ti perdi in parole inutili! Stai a fare dimostrazioni campate in aria, dici cose senza senso e intanto io lavoro… (Irritata) E così mi tocca pure aspettare te e le tue filippiche strampalate!
Fratello: Ma io avevo più cose da lavare di te. Mi sembra nella natura delle cose impiegarci più tempo…
Sorella: Io non esco!
Fratello: IO non esco!
Sorella: Io non esco! Se vuoi esci tu!
Fratello: Io NON esco!
Sorella: Io non esco! Quella è la porta (e con la mano indica la porta)!
Fratello: Io non ESCO!
Sorella: Allora scambiamoci di posto!
Fratello: Mi sembra equo.
I due si scambiano di posizione. Lei va al posto di lui e lui al posto di lei. Non essendo il bagno troppo largo e la doccia sporgente, il passaggio da una parte all’altra si restringe. Entrambi vogliono passare per primi.
Fratello: (Sbuffando) Uffa! Ma ce l’hai la patente?
Sorella: Certo che ho la patente!
Fratello: Eh, non si direbbe! Guarda come guidi!
Sorella: Ma cosa c’entra ora il guidare?
Fratello: C’entra eccome! Guarda come ci siamo imbottigliati nel traffico! E pensare che siamo solo in due! E se fossimo stati di più? Che sarebbe capitato? (Sconsolato) Che brutta infanzia che sto vivendo…
Sorella: E ricominciamo… Lasciami passare!
Sgomitano entrambi per passare, sempre più animatamente
Fratello: Se tu sapessi guidare non ci sarebbero di questi problemi…
Sorella: Primo (perentoria facendo con il dito il segno uno), io so guidare benissimo e secondo (sempre perentoria e segnando due con la mano), la colpa è tua che mi fai prendere stradine alternative per evitare il “traffico nelle ore di punte” (qui sta citando una frase tipica di suo fratello: il tono è tra il perentorio e i dileggiante)… e poi? vedi come va a finire? Sempre così, tutti gli anni! Lo scorso anno, per esempio, quella gita al mare: ti ricordi come è finita, eh?
Fratello: Uh, rivanghi sempre il passato. Il passato, lo dice il nome stesso, è passato. È passato, si è fermato – si è trovato bene con noi non puoi negarlo – e se ne andato. Mettici una pietra sopra, non torna. Non ne ha voglia. E poi vedendoti come sei diventata, chi glielo fa fare di tornare! (Quest’ultima frase va recitata come se stesse dicendo una battuta comica).
Sorella: (Caricaturando la voce del fratello) “Facciamo la partenza intelligente… Partiamo di notte fonda che tanto non c’è nessuno”… Erano tutti dei geni evidentemente! C’erano file assurde! Tutti che aveva fatto la “partenza intelligente”! Sai che ti dico? La prossima volta faremo la partenza stupida!
Fratello: (Puntiglioso) Però bisogna essere onesti: siamo partiti di prima mattina non di notte fonda, come avevo proposto io, perché tu hai dovuto imbellettarti per il viaggio… (Caricaturando la sorella) “E se mi dovesse fermare la stradale? Non posso mica presentarmi così?” Eh, è così siamo rimasti imbottigliati nel traffico sotto un sole cocente…
Sorella: Alla fine la colpa sarebbe la mia!
Fratello: Mai detto una roba del genere. Solo che la colpa non è mia…
Sorella: E di chi è allora?
Fratello: Dell’età!
Sorella: In effetti…
Fratello: Del clima!
Sorella: Probabile…
Fratello: Dell’umidità…
Sorella: Possibile…
Fratello: Di certo non mia!
Sorella: E se per questo nemmeno mia!
Fratello: Non ci sono più le mezze stagioni, ecco di chi è la colpa!
Sorella: Ma anche quelle intere non è che ci siano proprio…
Fratello: Sono i politici!
Sorella: Non sanno più fare il loro mestiere…
Fratello: Sono i sacerdoti!
Sorella: Non è più una missione la loro…
Fratello: Sono i medici!
Sorella: Sono diventati burocrati…
Fratello: Sono gli insegnanti…
Sorella: Hanno perso la passione… (Ci pensa un attimo – cresce l’ansia) Ma noi siamo stati insegnanti… (Preoccupata) Non sarà mica colpa nostra?
Fratello: Ma avevamo convenuto essere stati buoni insegnanti…
Sorella: (Ricordandoselo) Ah, giusto è vero! Meno male! Non sai che peso mi son tolta! (Prende fiato) Ma… di chi è allora la colpa? – (Un minuto di silenzio)
[continua…]
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2024





