MICHEL FOUCAULT – IL RITORNARE A SE STESSI NON È UN DESIDERIO
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E l’esperienza di sé che si forma in questo possesso [il ritorno a sé] non è semplicemente quella di una forza padroneggiata, o di una sovranità esercitata su un potere pronto a ribellarsi; è quella di un piacere che si trae da se stessi. Colui che è finalmente giunto ad avere accesso a se stesso è, per se stesso, un oggetto di piacere. Non solo ci si accontenta di ciò che si è e se ne accetta il limite, ma “si diventa un uomo soddisfatto di sé” [citazione da Seneca]. Questo piacere, per il quale Seneca impiega generalmente i termini di gaudium e laetitia, è uno stato che non è accompagnato né seguito da alcuna forma di turbamento fisico o spirituale; esso è definito dal fatto di non essere provocato da qualcosa che sia indipendente da noi e sfugga, di conseguenza, al nostro potere; nasce da noi stessi e in noi stessi [ripreso da Seneca]. Tale piacere è ugualmente caratterizzato dal fatto di non conoscere gradualità né ‘flussi e riflussi’, ma è dato ‘una volta per tutte’ e, una volta dato, nessun evento esterno può intaccarlo [citazione da Seneca]. In questo, esso può essere contrapposto punto per punto a ciò che viene designato con il termine di voluptas; tale parola indica un piacere la cui origine è posta al di fuori di noi e in oggetti la cui presenza non ci è assicurata: piacere di conseguenza precario in se stesso, minato dal timore della privazione e al quale tendiamo spinti dalla forza del desiderio che può, o no, trovare soddisfacimento. A questo tipo di piaceri violenti, incerti e provvisori, l’accesso a se stessi è suscettibile di sostituire una forma di piacere che nasce dall’animo stesso, in perfetta serenità e per sempre
[M. Foucault, La cura di sé]
Nella traduzione di Laura Guarino, edita Feltrinelli
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2021