MICHEL FOUCAULT – LA MORALE È ASCETICA?

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Insomma, un’azione, per essere detta “morale”, non deve limitarsi a un atto o a una serie di atti conformi a una regola, a una legge o a un valore. Se è vero che ogni azione morale implica un rapporto con il reale in cui si compie e un rapporto con il codice cui si riferisce, è vero altresì che essa implica un certo rapporto con se stessi , e questo rapporto non è semplicemente “coscienza di sé”, bensì costituzione di sé come “soggetto morale”, in cui l’individuo circoscrive la parte di sé che costituisce l’oggetto di questa pratica morale, definisce la propria posizione in relazione al precetto cui ottempera, si prefigge un certo modo d’essere che varrà come compimento morale di sé, e, di conseguenza agisce su se stesso, comincia a conoscersi, si controlla, si mette alla prova, si perfeziona, si trasforma. Non c’è singola azione morale che non si riferisca all’unità di una condotta morale; non c’è condotta morale che non richieda la costituzione del sé come soggetto morale; e non c’è costituzione del soggetto morale senza dei “modi di soggettivazione” e senza una “ascetica” o delle “pratiche di sé” che li sostengano. L’azione morale è indissociabile da queste forme di attività su se stessi che differiscono da una morale all’altra non meno del sistema dei valori, delle regole e dei divieti
[M. Foucault, L’uso dei piaceri. Storia della sessualità II]
Nella traduzione di Laura Guarino, Feltrinelli.
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2021