RAYMOND ARON, «LE SPECTATEUR ENGAGÉ» DEL NOVECENTO

La voce ferma, le parole scandite lentamente e meticolosamente, il tono chiaro, limpido, tipico della proverbiale clarté aronienne: ogni concetto è spiegato, analiticamente scomposto e definito, ogni termine è classificato, considerato nella sua profondità concettuale. È il 1981 e Raymond Aron, allora giornalista a L’Express, dopo trent’anni trascorsi alla redazione de Le Figaro, dialoga con Jean-Louis Missika et Dominique Wolton: dagli anni all’Ecole Normale a maggio ’68, dall’Algeria al gollismo, dai rapporti con Sartre alle relazioni internazionali, le riflessioni autobiografiche si intrecciano con il pensiero filosofico e politico, in una serie di interviste trascritte e pubblicate sotto il titolo di Spectateur engagé, lo spettatore impegnato.
Nucleo del pensiero aroniano, la nozione stessa di spectateur engagé è centrale per comprendere l’attitudine, la postura, l’approccio che Aron adotta nei confronti del reale e della storia a lui contemporanea. L’espressione parrebbe, a una prima ed immediata lettura, ossimorica: da un lato lo spectateur, elemento riconducibile alla riflessione, al ritiro intellettuale, all’analisi fredda e distaccata; dall’altro l’engagement, l’impegno, il contatto attivo con il corso degli eventi storici. Come trovare una conciliazione tra le due? Come essere, allo stesso tempo, attore e spettatore della storia? In ciò risiede la profondità e la complessità della posizione di Aron, la posizione di un intellettuale che, da una parte, ha sempre mantenuto una certa indipendenza ed imparzialità dal punto di vista politico, o quanto meno elettorale, ma, dall’altra, non ha mai rinunciato ad esprimersi sul reale, ad osservare, commentare, analizzare l’attualità politica, sociale ed economica francese ed internazionale.
Nella prefazione a La politica come professione di Max Weber, Aron ammette che non può esservi equilibrio perfetto tra “l’homme d’action” e “l’homme d’études”, tra la vita attiva, pratico-politica, e la riflessione filosofica: Aron sceglie, e sceglie di essere non già uomo politico, bensì filosofo, non già attore, bensì spettatore della realtà storica. Spettatore, sì, ma spettatore engagé, non relegato nella dimensione chiusa e astratta del sapere, ma analista, lucido ed imparziale nei limiti della possibilità stessa dell’imparzialità, che si espone al divenire storico, commentandolo ed interpretandolo. “Come tutti gli uomini che agiscono e pensano nell’attualità” – scrive Aron – lo spectateur engagé è “sospetto”, a causa della “dualità degli imperativi” cui obbedisce: da un lato, la volontà di cogliere una certa verità sul mondo, dall’altro, la necessità di agire e di prendere posizione, senza mai sfociare nell’accecamento ideologico.
Lungi dall’essere ossimorica, la nozione di spectateur engagé sembra, dunque, comporsi di due elementi complementari fra loro: se la posizione dello spettatore è necessaria per guardare la storia con sufficienti lucidità e distacco, il suo essere engagé permette, invece, di rompere con l’immagine dello “osservatore glaciale”, dell’analista che scompone gli eventi storici come se fossero sostanze chimiche. In altri termini, se l’intellettuale fosse soltanto “spettatore”, verrebbe meno l’interesse pratico e politico della riflessione filosofica; contemporaneamente, nel puro engagement, svanirebbe la possibilità stessa dell’analisi politica, inglobata ed assorbita dal magma della contingenza storica.
Immerso nella storia ma non da essa travolto, analista razionale ma non neutrale, lo« manifesta la spiccata tendenza aroniana a ciò che Claude Lévi-Strauss ha definito “igiene intellettuale”, parlando appunto di Aron come di un “professore di igiene intellettuale”, attento, cioè, a non sfociare nelle ideologie facili e precostituite, a valutare il divenire storico con lucidità ed esporlo con chiarezza, incline più alla moderazione razionale che al trasporto passionale. Scrittore prolifico ma non meno profondo, filosofo eclettico intento a comprendere il reale in tutte le sue sfaccettature, Raymond Aron ha contribuito al pensiero politico del Novecento, essendone giustamente uno spectateur engagé, posizione che fu per lui sinonimo di verità e libertà, valori a lui più cari.
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@ILLUS. by MAGUDA FLAZZIDE, 2022