SULLA NATURA DELLA FILOSOFIA

Estratto da M. Gueroult, Il metodo in storia della filosofia (1974), trad. it. a cura di F. Domenicali, A. Gentili, in Storia e tecnologia dei sistemi filosofici, Orthotes, Napoli 2024, pp. 156-159.
[…] Tuttavia, se consideriamo più attentamente le filosofie, le vediamo presentarsi tutte diversamente, e in maniera tale che l’elemento logico e architettonico lungi dall’essere secondario appare fondamentale.
Innanzitutto si tratta di dottrine (Doctrina – docere – Lehre), oppure, altrimenti detto, di insegnamenti. Senza dubbio, questo insegnamento è per certi aspetti comunicazione di un messaggio salvifico, che lo avvicina alla predicazione religiosa; ma se ne allontana per il fatto che pretende di imporre una verità all’universalità degli esseri ragionevoli facendo ricorso soltanto ad evidenze, analisi, dimostrazioni che provengono direttamente dalla ragione, o che la ragione assume indirettamente quando le abilita come elementi di prova o vie di accesso a fattori irrazionali.
In secondo luogo, i concetti e i ragionamenti per il filosofo sono il mezzo, non semplicemente di comunicare la sua dottrina all’esterno, ma di costituirla per se stesso e renderla valida ai suoi occhi. Attraverso di essi, egli non traduce un’intuizione originale caduta dal cielo, ma promuove un’intuizione e una formula di comprensione a cui si sente necessariamente costretto ad aderire come a una verità. Questa intuizione intelligente non è il punto di partenza, ma il punto di arrivo di tutto il processo.
Costruzione razionale che impone invincibilmente all’intelligenza una verità nell’ambito di un sapere certo in virtù del suo rigore dimostrativo, la filosofia allora sembra essere molto più vicina alla scienza che alla poesia e alla religione. La stretta affinità tra filosofia e scienza sembra essere attestata dalla storia che ci mostra l’evoluzione dell’una intimamente intrecciata a quella dell’altra: la maggior parte delle scienze fondamentali sono state inventate da filosofi, e la maggior parte delle grandi rivoluzioni scientifiche si sono tradotte in sistemi filosofici (Descartes, Kant ecc.). Ora, se è vero che la filosofia è affine alla scienza, sembrerebbe naturale che gli elementi logici ne siano il fattore costitutivo primordiale. Essendo come la scienza uno sforzo per conoscere e comprendere il reale, anch’essa istituisce una problematica. Tutte le grandi dottrine possono essere caratterizzate attraverso dei problemi: che si tratti del problema dell’Uno e del multiplo nei presocratici, della possibilità della scienza e della predicazione in Platone, delle cause prime e del metodo generale delle scienze in Aristotele, del valore oggettivo delle matematiche, delle idee chiare e distinte e della possibilità di una fisica matematica in Descartes, dei giudizi sintetici a priori in Kant ecc.
Istituendo dei problemi, la filosofia deve come la scienza rispondervi attraverso delle teorie. Ora, ogni teoria è valida soltanto se è dimostrata. La dimostrazione non ha semplicemente il fine di imporla agli altri, ma di far sorgere in ogni intelligenza, compresa quella del suo autore, la comprensione del problema e della sua soluzione.
È il motivo per cui l’elemento logico deve assumere, in ogni filosofia, non una funzione di traduzione (di un paesaggio mentale o di un’intuizione), ma una funzione di validazione e perfino di costituzione. Di qui l’importanza della sistematizzazione, che non si presenta soltanto come la messa in forma estrinseca di un contenuto precedentemente dato, ma come il motivo per cui questo contenuto si genera (in ogni caso almeno parzialmente) e si costituisce come filosofia. La sistematizzazione del resto appare ovunque si istituiscano delle teorie, a cominciare dalla scienza, le cui teorie non sono che sistemi di spiegazione: per esempio, teorie delle equazioni, delle sezioni coniche, degli insiemi, della gravitazione universale, del metabolismo ecc..
Senza dubbio la sistematizzazione scientifica non è esattamente il sistema filosofico. La prima è aperta, mentre il secondo è chiuso. Ma questa differenza concerne la natura del problema da risolvere. Il problema del mondo e dell’uomo nel mondo è un problema universale che richiede una risposta universale e assoluta. Basandosi sulla totalità dell’oggetto, ogni filosofia è comprendente senza essere compresa. Essa deve di conseguenza, qualunque sia il suo tipo: idealista o realista, naturalista o spiritualista, organizzare l’insieme secondo un principio di totalità che, non potendo essere contenuto in nessun dato, deve essere necessariamente a priori.
La tecnica di ogni filosofia è dunque sempre un metodo essenzialmente logico e costruttivo, che mira alla comprensione e alla scoperta, perseguendo la soluzione di un problema e l’instaurazione di un verità considerata dimostrabile direttamente o indirettamente. Ciò significa che ogni filosofia si istituisce attraverso delle ragioni, che sono per il filosofo le vere cause del suo monumento, poiché è attraverso di esse che lo produce. Senza dubbio egli è orientato nella sua impresa da alcune cause determinanti che non hanno alcun rapporto con queste ragioni costitutive: aspirazione espressa dal suo temperamento, carattere, suggestioni venute dall’ambiente sociale, influenze subite e accettate, stato dei problemi scientifici del momento, movimenti della coscienza religiosa ecc…
Ma ogni filosofo è convinto che la sua filosofia sorga in completa indipendenza dalla forza delle sue ragioni costituenti, che sfugga alla trama delle cause cieche, estranee all’implicazione interna dei concetti, e che non sia uno sterile risultato, imposto dall’esterno da forze oscure alla sua intelligenza passiva, preoccupata solo di mettere in forma ciò che non saprebbe produrre da sé.
Sono solo il movimento nato dal legame delle ragioni, e il gioco e l’imbricazione dei concetti di cui è fatto, che possono aprire all’intelligenza prospettive filosofiche capaci di trascendere le elementari aspirazioni o bisogni che inizialmente hanno potuto dirigere l’orientamento del genio creatore. Perciò, non sono certo l’anima dell’individuo Kant, o i moventi psichici della sua produzione letteraria, o le tendenze originali che lo hanno condotto a voler fondare la scienza contro Hume, e la realtà della libertà contro il dogmatismo di Spinoza e Leibniz, a interessare il filosofo, ma le combinazioni concettuali esibite dalle tre critiche e che impongono invincibilmente alla nostra visione, come se si trattasse di un oggetto resistente, un mondo di cui sembriamo dover restare prigionieri non appena abbiamo accettato di entrarvi. È il motivo per cui, come ho già detto e scritto, ogni filosofia deve essere definita più come un mondo di concetti (Gedankenwelt) che come una visione del mondo (Weltanschauung).
La sistematica razionale non è quindi soltanto il motivo per cui una filosofia si costruisce, ma anche il motivo per cui costituisce un oggetto e conquista una realtà. Se questa sistematica completa la dimostrazione assicurando la coerenza dei diversi temi, se introduce così una serie di controlli incrociati che fondano definitivamente le conclusioni, è per dare un valore incontestabile di oggetto alla rappresentazione costruita.
Risoluzione di problemi, costruzione dimostrativa necessaria che si costituisce attraverso delle ragioni, e che mira a un’universalità di ordine razionale, implicante alcune operazioni logiche grazie alle quali può presentarsi all’intelletto come una verità, la filosofia sembra inclinare verso la scienza. Ma d’altra parte, valendo in sé e per sé, indipendentemente da ogni verità dell’intelletto, in quanto genera una realtà che implica un riferimento a un valore la cui affermazione privilegiata risponde a un vissuto e impone un certo stile di condotta, sembra inclinare verso la poesia e la religione. E tuttavia, non è né scienza né religione né poesia, poiché né la religione né la poesia si costituiscono attraverso delle ragioni, mentre le ragioni che costituiscono la scienza non producono nessuna realtà valida per se stessa. Infine le scienze sono uniche e anonime, mentre ogni filosofia è per se stessa tutta la scienza; sistema di ragioni irriducibili alle altre, essa porta sempre il nome del suo autore.
Così vediamo praticamente come la legittimità del metodo delle strutture si possa fondare sulla natura dell’opera filosofica sia in quanto opera sia in quanto filosofica; come le strutture costituite di ogni filosofia, benché razionali, non siano universali, ma diverse in ognuna, e come le monografie siano indispensabili al loro studio e debbano porsi il compito di restituire in qualche modo il loro mondo logico […].
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2025
STORIA E TECNOLOGIA DEI SISTEMI FILOSOFICI