DELL’AUTENTICA E GENUINA STORIA DI THE BROCK NARRATA DA THE BROCK SÉ MEDESIMO

Egli era lì, sigaro alla bocca, gambe incrociate, seduto sul suo trono tempestato di diamanti e pietre preziose. I lunghi capelli neri e la folta barba erano zuppi d’acqua tanto che i suoi vestiti si potevano strizzare, eppure l’eleganza di quei capi d’abbigliamento in puro lino non veniva minimamente scalfita. Pur essendo seduto sotto il flusso acquatico della cascata, il suo sigaro non si spegneva e emanava un fumo denso dal profumo speziato. Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino, ne riconobbe gli aromi: curcuma cumino zenzero anice stellato: il medesimo mix che era solito sentire quando era ancora un giovane cinocefalo babbuino nel suo amato Villaggio. Alla mano sinistra portava un grosso anello piscatorio la cui lucentezza incuteva timore e soggezione; la mano destra, invece, reggeva un calice di un buon vino spumante brut, un Addio Cugghiuna, metodo classico, ottimo con antipasti a base di pesce e carni non troppo ferrose, e che veniva sorseggiato di tanto in tanto, sempre senza smettere di fumare quel sigaro che, così parve di intuire Bosse-de-Nage, non poteva che trattarsi di un Stortignaccolo.
– Finalmente il momento è arrivato. Eccoci qui, faccia a faccia. Il tuo ridicolo manipolo di compagni non potrà nulla al cospetto della verità che sto per rivelarti. Tu sei sempre stato il mio nemico numero uno. Ne ho avuti tanti altri in passato, ma nessuno è stato come te. Mi è bastato eliminarli, e la loro fetida presenza è svanita dai miei ricordi. Ma con te è diverso. Molto diverso. Ora è giunto il tempo della mia rivincita; la mia vendetta si abbatterà su di te e su tutti coloro che mi intralceranno il cammino!
A questo punto, Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino sbottò con un ringhioso «’HA ‘HA» come a dire “Non osare torcere un solo capello ai miei amici o te la dovrai vedere con la mia ira funesta che infiniti addusse danni agli Achei!”
– Ohi ohi! Sta calmino mio caro! Non sono intenzionato a eliminare questo branco di incapaci che ti porti appresso. Però, una volta sentita tutta la storia forse sarai tu a doverti guardare le spalle dai tuoi amici… Muahmuahmuah!
Dopo aver riso con malignità per venti interminabili giorni, The BRock si ricompose e diede il via alla narrazione…
– Oggi è il grande giorno! La verità vera – non quella falsa dei giornali – verrà alla luce. Preparati mondo, questa è la Rivelazione di The BRock!
Tutto incominciò con mio padre, quando in una giornata di pioggia decise che io sarei divenuto suo figlio. Non è facile essere padre, lo so; ma non da meno lo è essere figlio: sentirsi chiamare ogni singolo giorno con un nome… e per giunta così irritante e cacofonico! Un miracolo che non sia impazzito. Ma il pubblico mi amava e avevo instaurato con lui un ottimo feeling: acclamato e inneggiato procedevo tra la folla tronfio, a testa alta; amato dalle nonne, osannato dai bambini, conteso dalle donne. Financo i piccioni cagavano solo sui miei cappotti. Ciononostante, sentire pronunciare quel nome, non importa se dalle vellutate labbra di una soave fanciulla o se da un bambino che chiamava a raccolta i suoi compagnetti per omaggiarmi, riempiva l’animo mio di astio e di acredine per quel padre cui gli era venuta l’idea di affibbiarmi tale nominazione. Ma il successo non mancava, e il vuoto che quell’orrenda tara scavava sul mio orgoglio si riempiva, benché solo per un attimo, di un tepore familiare.
E poi accadde l’irriparabile. Come sarebbe stato facile immaginarsi, quella combinazione sillabica alla lunga stancò le orecchie anche dei più sfegatati fans. Le nonne iniziarono a odiare la sola mia presenza, prima ancora che venisse pronunciato il nome; i bambini si rintanavano in casa terrorizzati al mio passaggio e le donne facevano a gara a chi si fosse allontanata di più da me. Persino i piccioni non imbrattavano più i miei indumenti, preferendo scagliarsi su ignoti passanti. Mai più portai in lavanderia i cappotti pregiati. Il lavandaio, così venni a sapere poco dopo, era andato incontro al fallimento; la settimana dopo la chiusura della sua bottega venne trovato morto nel Cimitero Monumentale, accanto alla tomba della sua defunta moglie. E tutto questo per colpa di quel nome assurdo e di cattivo gusto! Ma era ovvio: attaccare una consonante vibrante che è alveolare, dunque sonora, come la “r” ad una coppia di velari dure quali la “c” – fosse stata almeno postalveopalatale! – e la “k”, non avrebbe portato a nulla di buono! Lo sanno tutti coloro che hanno la fortuna di essere nati eufonici! Da qui il mio vero nome, da cui invano ho tentato di scappare per anni e anni: Brock-de-Nage!
Accortosi anche mio padre dal conto in banca sempre più in rosso del fallimento della sua impresa, un bel giorno decise di correre ai ripari. Era una assolata giornata estiva quando, di prima mattina, venni da lui svegliato. Mi disse che avrebbe voluto passare una giornata con me in montagna, per far riquadrare i pensieri dopo mesi così difficili per me: ho pensato che staccare per un giorno sarebbe stato solamente giovevole alla mia salute mentale così duramente provata. Partimmo di gran carriera, cantando a squarciagola le hits di quell’estate (ma non di quella subito precendente: non ci piacevano) e, in un batter d’ali raggiungemmo l’alta montagna. Ci incamminammo per il bosco, non seguendo il sentiero: mio padre era un esperto Wanderer. Ci inoltrammo nel fitto della foresta quando venimmo sorpresi da un whiteout insidioso. Fortunatamente, riuscii a trovare un rifugio, ma di mio padre neanche l’ombra. Provai a cercarlo a destra e manca, ma niente. Avevo perso completamente l’orientamento – mi ero infatti precipitato durante il whiteout nella speranza di trovarlo da qualche parte.
Passarono mesi e, al già incipiente inverno, rintracciai il cammino che mi avrebbe condotto allo spiazzale ove avevamo lasciato l’autovettura. Con mio grande stupore, il romito borgo di montagna era avvolto nella calma del ménage quotidiano: nessuno si era preso la briga di cercarmi – forse, pensai, hanno mollato dandomi per disperso definitivamente. Scorsi il baretto locale e vi entrai, facendo attenzione a non farmi notare troppo – cosa alquanto ardua essendo stato per mesi a vagare in alta quota! Presi il giornale, e la notizia che campeggiava in prima pagina mi sconvolse: Successo planetario per il nuovo astro nascente Bosse-de-Nage! Accanto al tale Bosse-de-Nage si stagliava, fiero e impettito… mio padre! Quel maledetto mi aveva portato di proposito in montagna per abbandonarmi al mio destino! L’infame si era reso conto della difficoltà di sfondare con un personaggio con quel nome imbarazzante e… mi aveva così sostituito! Aveva pensato bene di apportare una modifica che addolcisse il nome, rendendolo eufonico: con l’inserzione di una doppia fricativa dentale solcata dolce, cioè la “ss”, aveva raggiunto un’armonia fonetica invidiabile. Così aveva scalato le vette della fama, si era rimpinguato il portafogli e aveva ottenuto addirittura il ruolo di Ministro della Cultura. E tutto ciò a spese mie! Capite che non avrei potuto lasciargliela passare liscia?
Se avessi voluto riprendere ciò che mi spettava di diritto, avrei dovuto essere molto accorto. Così cambiai più e più volte nome, assumendo anche quelli più bislacchi, con un’unica cifra in comune: che fossero eufonici. Ci vollero anni, ma tutto era pronto. Così avrei distrutto quel manigoldo di mio padre una volta per tutte. Solo che venni a sapere della sua prematura dipartita, per cui decisi di rivolgere i miei strali a chi mi aveva usurpato il trono: tale Bosse-de-Nage. Peccato che di lui non si seppe praticamente più nulla; era come se fosse svanito nel nulla, inghiottito dalle tenebre. Così covai la mia rivalsa nel buio dell’indifferenza generale. Presi un nome molto bello, che oggi ritengo essere il mio vero nome. Lo strappai ad un tizio che un giorno mi aveva adottato: un credulone bonaccione, un certo The Rock. Me ne sbarazzai il prima possibile e da quel giorno nacque The BRock. Mi cercai un lavoro, e lo trovai grazie ad un branco di idioti di un ignoto blog: Arena Philosophika. Mi pagano bene però: per questo non li ho ancora eliminati. E inoltre, dovendo scrivere per loro un patetico articolo su non mi ricordo manco cosa, venni a conoscenza che un certo Bosse-de-Nage era riapparso nella Terra di Cuccagna alla ricerca di una mappa o di un tesoro. L’occasione fa l’uomo ladro: finalmente avrei potuto saldare il mio conto in sospeso.
Questa è la storia vera l’unica e l’autentica e la genuina. Chiunque ti abbia detto altro, ha segnato la sua condanna.
Ed eccomi qua, di fronte a te e alla tua triste ciurmaglia di rammolliti, Bosse-de-Nage, caro fratellino mio…
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2021