NELLE PROFONDITÀ DEL CUORE
Leggere un romanzo di Dostoevskij significa respirare l’aria della Russia. Lo spirito russo s’incarnò nel cuore sensibile e fragile di Dostoevskij; la sua Russia divenne il terreno delle sue riflessioni.
Nonostante le sue riflessioni “filosofiche”, lo scrittore russo non è stato un filosofo; o meglio non è mai stato un pensatore che ha introdotto un pensiero unitario e saldo alla maniera di Hegel – giusto per fare un piccolo esempio. Però i suoi ragionamenti, che prendevano vita nelle pagine dei suoi romanzi, erano la chiara dimostrazione del suo interesse forte nei confronti dell’essere umano nella sua totalità.
Nacque nel 1821 in una Russia che, durante tutto l’Ottocento, stava attraversando un periodo di grandi cambiamenti, sia da un punto di vista politico che da un punto di vista etico. Infatti la vita di Dostoevskij non è stata molto semplice e non visse felicemente. Anzi le vicende della sua vita lo cambiarono radicalmente, sia nel corpo che nello spirito; ma seppe conservare, malgrado le diverse difficoltà che affrontò, il suo animo sensibile. Per lui scrivere significava raccontare l’uomo, l’umanità nelle sue problematiche.
Per Dostoevskij la scrittura divenne il mezzo per manifestare la sua fragile sensibilità in tutto il suo splendore. Se si legge Memorie del sottosuolo si nota chiaramente l’elemento biografico. Infatti Dostoevskij, nel suo romanzo, criticava la “bruttezza” della società in cui viveva, perché non gli dava la giusta importanza; anche perché gli scrittori, all’epoca, non ricoprivano un ruolo importante, e la società li considerava persone di rango inferiore, superiori, però, soltanto alle prostitute. Era davvero terribile per uno scrittore della sua levatura; ma non si fermò nella sua attività letteraria. Continuò a scrivere e a raccontare.
In realtà la critica di Dostoevskij nei confronti della società russa lo portò a scrivere e a pubblicare romanzi di un certo spessore, che risultarono fondamentali in futuro.
Una delle sue prime apparizioni letterarie fu Povera Gente; è stato scritto sotto forma di romanzo epistolare in cui l’autore raccontava la storia d’amore tra due vicini di casa, che dovevano affrontare la povertà e la fame. Uno dei punti più importanti del romanzo non sta tanto nel racconto, ma nella critica che lo scrittore russo muove nei confronti di una Russia chiusa nei suoi stereotipi. Infatti la questione dell’amore assunse un ruolo fondamentale in tutti i suoi scritti. L’amore era qualcosa che andava considerato con una certa attenzione; era anche portatore di vicende che coinvolgevano tutti i personaggi dei suoi racconti.
In effetti le storie di ogni singolo personaggio dei romanzi di Dostoevskij rappresentavano tutta la sua bellezza artistica. Anche se le descrizioni dei suoi protagonisti, dei luoghi o dei semplici dettagli potevano rendere la lettura degli scritti abbastanza pesante, il suo lato artistico e il suo modo di scrivere coinvolgevano il lettore e toccavano la sua curiosità. Inoltre, con il passar del tempo, lo stile si affinava suscitando al lettore nuove emozioni.
Spesso si ricorda Dostoevskij come il solo scrittore di romanzi. In realtà lo scrittore russo aveva pubblicato anche dei Saggi, nei quali evidenziava gli aspetti più profondi su tanti argomenti di ambito letterario o sociale, come ad esempio l’arte.
Scriveva e si poneva continuamente delle domande, come se i suoi scritti fossero dei canali attraverso cui poter dialogare con sé stesso.
È bene sottolineare un punto molto importante: come ho detto sopra, non era un filosofo, ma le sue riflessioni pungenti potevano far intendere altro. Quindi, quando si legge Dostoevskij è giusto analizzarlo fino in fondo.
Infatti, nelle sue Note invernali su impressioni estive pubblicate nel 1863, oltre a descrivere e a raccontare il suo viaggio per l’Europa, evidenziava alcuni aspetti ripresi anche dalla filosofia. Le sue note non erano dei trattati che argomentavano “filosoficamente” su un determinato argomento, ma cercavano di sottolineare gli aspetti più importanti della realtà con un linguaggio “apparentemente” semplice. Dal canto suo, la sua pungente critica metteva in risalto, in particolare nel suo Saggio sul borghese, l’incapacità dell’essere umano, in questo caso dell’uomo borghese, di utilizzare correttamente la ragione.
Dostoevskij conosceva la filosofia, o meglio una parte della storia del pensiero, e la criticò perché la filosofia aveva isolato con le sue argomentazioni l’essere umano dalle questioni principali della vita.
Lo scrittore russo raggiunse l’apice della maturità con un romanzo che rappresentò uno degli scritti più significativi della sua attività letteraria. Poco prima di morire, Dostoevskij pubblicò I fratelli Karamazov. L’ultima opera risultò il testamento spirituale dello scrittore russo.
L’opera divenne fondamentale, tra le altre, anche per questioni filosofiche che riguardavano direttamente il problema del male.
Nel 1881 ebbe una crisi epilettica molto forte che lo portò alla morte. Già soffriva di questo male da tanto tempo, ma l’ultima crisi gli costò la vita.
Dostoevskij fu ricordato come lo scrittore che seppe penetrare nelle profondità del cuore umano.
@ILLUS. by, JOHNNY PARADISE SWAGGER feat. PATRICIA MCBEAL, 2020