VIPP. TUTTA LA VERITÀNE: RECENSIONE
Vipp. Tutta la veritàne: recensione è la recensione a cura di Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino, a Nino Frassica, Vipp. Tutta la veritàne, Einaudi, Torino 2021.
Tutti i libri, soprattutto quelli scritti, trattano, assai prevedibilmente, del contenuto di ciò che trattano, tanto che si può stilare con assoluta facilità un elenco, o più, di ciò che trattano. Che si tratti di cibo bevande trucchi truccoeparrucco trucioli trecce intrecci amorosi, tutti i libri, soprattutto quelli scritti, trattano a fondo dell’argomento di cui trattano: di cibi se di cibo, di bibite se di bevande, di make-up se di trucchi, di illusionismi se di truccoeparrucco e così via. Ma la particolarità di questo libro sta proprio in questo: che come tutti i libri, soprattutto quelli scritti, tratta di ciò che tratta. Per queste motivazioni e per iniziare questa recensione, ci sembra all’uopo riportare un brevissimo elenco di alcuni dei temi, i più succulenti, NON trattati nei quali ci si imbatte nella lettura del libro, anch’esso scritto:
- la riforma della Pubblica Amministrazione;
- l’entanglement e i suoi misteri;
- il web è un archivio?;
- la ricetta della torta della nonna (della tua o della sua, dipende da chi legge);
- delle feste in casa di Nino Frassica;
- tutto ciò che manca in questo elenco.
Da quanto detto, non ci sembra corretto taggare il libro di nichilismo apofatico ermeneutico. E questa accusa è l’autore stesso ad aggirarla, già a partire dal sottoiltitolo che lascia inequivocabilmente nessuno spazio al dubbio: l’intento è quello di andare fino in fondo, di dire, di scrivere – perché questo è un libro scritto – per l’appunto «tutta la veritàne». Certo, da qualche parte è scritto – è pur sempre un libro scritto! -, in una pagina dispari, ma che potrebbe essere pari, che si dovrebbe scrivere un secondo volume perché «tutta la veritàne» non può essere contenuta in un solo libro. Ma da qui a taggarlo di nichilismo apofatico ermeneutico, il passo ci sembra eccessivo. D’altro canto, se lo avesse sottointitolato «tutta quanta la veritàne» sarebbe stato pretenzioso e ashtaggato di massimalismo catafatico teoretico e noi avremmo controribattuto sottolineando il fatto che il sottoiltitolo, «tutta la veritàne», impedisce ogni pretenziosità che meriterebbe di essere ashataggata di massimalismo catafatico teoretico. Pertanto, dati questi argomenti argomentativi, si ritiene il sottoiltitolo più che adeguato.
C.D.D.
Da rimarcare la delicatezza e il lirismo che contraddistinguono alcuni capitoli degni dei migliori scrittori che scrivono libri articoli poesie liste della spesa ciò che non compare in questo elenco. La storia d’amore che in filigrana si dipana, senza però prevalere sull’armonia generale, è delle più toccanti: il giovane Nino, separato dalla sua amata Niña per l’invidia delle malvagissime Pinta e Santa Maria, sorellastre mefitiche di una Nina segretamente innamorata di Nino, alla fine riesce a ricongiugersi con la sua amata dopo anni e anni di peripezie durate in tutto la durata del libro. Come nella migliore tradizione dei libri scritti, il finale ha un happy finale (un felice ending se si preferisce il termine tecnico): Nina celebra le nozze di Nino e Niña, la quale muore per intossicazione al banchetto nuziale lasciando così campo libero a Nina che può – rigorosamente dopo la conclusione del libro – sposare Nino. Ovviamente, questa non è la conclusione del libro ché nel libro scritto è un’altra: questa è quella del libro letto.
Lirica che tocca l’apice, degna dei migliori Domingo Carreras Pavarotti Pavarotto, nei lunghi scambi epistolari che vedono il giovane Nino inviare lettere ardenti alla sua amatissima Gina, amore nascosto e tenuto segreto per tutto il libro scritto, ma non per quello letto. La triste storia dei due amanti si dipana dalla constatazione che la posta non sempre arriva a destinazione in quanto le lettere di Nino per Gina erano intercettate dalle malvagissime Pinta e Santa Maria che, per ordine di Nina, le smistavano a Anna Falchi Anna Tatangelo Maria de Filippi Valeria Marini Nino Frassica e chi non compare in questo elenco e che, comprensibilmente, le cestinavano ignorando chi fosse Nino. Non ricevendo risposta, e cercando una risposta alla mancanza di risposta, Nino divenne, alla fine del libro scritto, estremamente superstizioso triste suscettibile salice piangente bipolare decidendo così di suicidarsi durante uno dei banchetti dei Vipp che festeggiano ciò che festeggiano durante feste a non finire. Qui mangiò da scoppiare, ma non scoppiò; scoppiò al suo posto Tina, che quella sera non aveva ancora mangiato nulla e che Nino ignorava chi fosse. Allora cambiò idea e si impegnò con ogni suo sforzo per ricongiungersi con Niña (con Nina, o forse Gina o Lina: era molto confuso. Sicuramente no Tina, e di quello era sicuro).
Nel viaggio di ricongiungimento incontrò moltissimi Vipp, da cui il titolo del cui sottoiltitolo sì è già parlato. Il Vipp, veniamo a sapere dal libro scritto, è acronimo di Ver Italian Present Person, ma il libro letto emette un’altra veritàne: Very Important People (perché in inglese il plurale del termine Person è People, con la doppia PP, che per la legge di cui è legge il raddoppiamento della PP al plurale, raddoppia la PP, che infatti si quadruplica nella pronuncia del libro letto). Elencare tutti i Vipp con i quali si imbattè sarebbe troppo lungo per una recensione; riportiamo però un elenco di nomi di Vipp che NON incrociò, giusto per far capire il tenore del libro scritto:
- CR7
- La Pina
- Luca Laurenti
- Luca e Paolo
- Bosse-de-Nage
- Nino Frassica
- Chi non compare in questo elenco
E questo è quanto, Vipp. Tutta la veritàne: recensio di Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino.
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